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Cineteatro

Cineteatro

Dai palchi di tutto il mondo allo schermo cinematografico: dal 1999 il musical Mamma mia! scritto dai membri maschili degli Abba, Benny Andersson e Björn Ulvaeus, è in cartellone nei più importanti teatri del mondo.
Il film è un fedele riversamento dello spettacolo nello schermo cinematografico e infatti la sceneggiatrice, la regista e il coreografo sono gli stessi del musical originale.

Dalle regole del teatro a quelle del cinema, dunque, Mamma mia! mantiene la frontalità del palcoscenico e l’artificialità della scenografia, pur ambientato tra le bellezze naturali della Grecia. Ma il canto e il ballo, per non perdere di autenticità, necessitano di quel palco, di uno spazio percepibile come quello della finzione (cosa che nel cinema non musicale viene tendenzialmente il più possibile mascherata); allora, la piazza del paesello diventa un perfetto spazio scenico, trasformabile di notte in una pista da ballo (sempre uno spazio scenico) degli anni ’70; il letto di Donna diventa un luogo dove avviene la performance attoriale di Meryl Streep più citata, quei salti da vent’enne sulle note di Dancing Queen; la barca dei tre papà diventa un altro luogo di scena, marcato dalla presenza del musicista Benny Andersson che suona il pianoforte; e anche la passerella di approdo all’isola diventa, forse nel modo più simbolico e figurativamente verosimile, il palcoscenico rialzato di un teatro naturale. Senza dimenticare poi il coro di persone comuni che ogni tanto fa capolino nelle scene principali (“Molto greco”, come dice una delle protagoniste).

Tralasciato qualsiasi sguardo in macchina, se non alla fine, quando i titoli di coda si fondono alla terza parte dello spettacolo teatrale, quella dei “bis”, il film ha un particolare respiro sul tempo, tanto più interessante visto che si parla di musica e ritmo, di un musical che viene messo in scena da 9 anni e dei successi pop definiti “senza tempo” degli Abba.

Generazioni che si incrociano, figlie e madri, amiche e amanti di un tempo; da una parte il passato di una donna non più giovane amante dell’idea di giovinezza, dall’altra una giovane figlia che per crescere, per andare avanti nel tempo, necessita di conoscere il suo passato. E poi, il suono passato di musiche ancora in grado di affascinare, il sapore di un tempo in cui la giovinezza ha avuto un significato epocale.
L’epoca d’oro, anche mitizzata, dei “figli dei fiori”, ma anche la consapevolezza di non dover necessariamente dipendere dai propri padri per riuscire ad andare in avanti.

Meryl Streep, queen
Lo stupore di fronte all’interpretazione di Meryl Streep era palpabile nella sala cinematografica. Il talento di quest’attrice risiede tutto nella sua capacità di recitare con il corpo intero, voce, viso e mani, respiro. E in questo film rappresenta in modo carnale tutti gli aspetti del suo personaggio, una donna che trasmette una grande forza e autonomia, una giovinezza innata, che la Streep incarna nel ballo, nelle capriole e nei suoi esagerati sorrisi. Ma è anche una madre e una donna non più giovane: e allora il suo volto cambia, gli occhi modificano la loro luce e Donna riesce a essere anche questo.
Inoltre, la Streep è l’unica attrice nel film a rappresentare attraverso diverse tecniche attoriali sia il musical teatrale che il film musicale: nel primo caso usa gesti amplificati, tipici del lavoro dell’attore teatrale, che deve farsi vedere e sentire anche a una grande distanza; nel secondo caso, sguardi e sussurri da cinema, chel ‘occhio della macchina da presa, lì vicino, riesce perfettamente a catturare.

Curiosità
Una dele più famose canzoni degli Abba, “Fernando” non fa parte nè del musical originale e dunque nemmeno del film, ma viene citata da Meryl Streep che ne canta qualche strofa tra sè e sè, mentre entra nel capanno, ancora ignara che i suoi tre uomini sono sopra la sua testa.

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