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L’esercito delle tre scimmie

L’esercito delle tre scimmie

Le tre scimmie del titolo sono quella che non vede, quella che non sente e quella che non parla. Il film è appunto un apologo morale sull’incomunicabilità, in una società desensibilizzata, in un mondo in cui il motore ultimo delle azioni dei personaggi è quello del denaro o del potere. I tre membri della famiglia sono le tre scimmie. Il marito per i soldi accetta di andare in prigione, ma questo lo porta a essere tradito dalla moglie. Quest’ultima, a sua volta, pur ritrovando quello slancio sessuale ormai perduto nella routine coniugale, va a letto con il datore di lavoro del marito per interesse. Vorrebbe infatti recuperare soldi per aiutare il figlio a intraprendere la sua attività ma questi, autentica figura tragica, non capisce le intenzioni della madre. Facile intravedervi echi dal cinema di Antonioni, anche se il regista costruisce il film come un noir e lo scambio dei ruoli tra i personaggi (colpevole/marito) è fortemente rievocativo dell’hitchcockiano Delitto per delitto – L’altro uomo (Strangers on a Train, Alfred Hitchcock, 1951).

Ceylan però è un autore a tutto tondo e il suo linguaggio cinematografico, giunto con questo film alla maturità, è originale e molto raffinato. Lavorando di sottrazione, la sua narrazione si snoda attraverso le elissi degli eventi più importanti. Molto è lasciato all’immaginazione e all’interpretazione, e ci sono lunghissime inquadrature dove non succede quasi nulla. Il suo cinema dà pochissima importanza ai dialoghi, i personaggi di Le tre scimmie sono spesso menzogneri e la verità è rintracciabile nelle immagini, nelle metafore appena abbozzate, nei giochi di sguardi, nelle cose non dette. Lo spettatore è così chiamato a svolgere un ruolo attivo di interpretazione e lettura.

Rispetto ai film precedenti, Ceylan sembra aver abbandonato quella leggerezza da commedia cechoviana, confezionando un’opera austera che, visto il risultato, può essere la sua autentica cifra stilistica. Una Istanbul piena di vento fa da sfondo al film, secondo uno stile visivo essenzialmente poetico, che da molta importanza agli elementi naturali, agli spazi e ai tempi, alla luce e al suono. Un cinema che può essere considerato impressionista.
Le tre scimmie è un film sublime, poetico, un raggio di luce nel panorama scialbo della stagione cinematografica che si va aprendo, e segna l’affermazione di un autore importante.

Curiosità
Nuri Bilge Ceylan è una personalità artistica davvero eclettica. Oltre che regista, sceneggiatore, direttore della fotografia, produttore e attore in un suo film, è anche uno straordinario fotografo. Le sue opere sono visibili sul suo sito ufficiale: www.nuribilgeceylan.com

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