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cultura dell'immagine e della parola

Nascondiglio al Lido
Diario, 7° giorno

Nella mia ricerca di Natalie non le ho scattato foto: ci ha pensato qualcun altroA volte è bello tornare adolescenti. Lo ero quando, nel 1994, avevo la metà degli anni di adesso e scoprivo attraverso lo sguardo deciso e innocente della Mathilda di Leon una giovane attrice all’inizio della carriera, Natalie Portman. Con un certo imbarazzo (ma anche con le dovute differenze) ammetto che in quel periodo Natalie fu per me ciò che possono essere i Tokio Hotel per una ragazzina di oggi. Poi, con gli anni, gli sbalzi ormonali si sono placati (o quasi), permettendomi di criticare con aria di superiorità le fan di Bill Kaulitz o chi aspetta per ore Riccardo Scamarcio sul red carpet.

Tutto questo preambolo per anticipare il fatto che Natalie Portman è arrivata a Venezia. E io mi sono trasformato in un adolescente. Per la prima volta ho saltato dei film in concorso (era successo anche l’anno scorso con Lussuria, che aveva poi vinto, ma non credo che questa volta tale fortuna possa capitare ad Haile Gerima o a Werner Schroeter). In compenso, ho visto il cortometraggio di Natalie Portman (intenso, raffinato, ma nulla di sconvolgente), l’ho ammirata seduta in sala, l’ho seguita nel Circuito Off dove Muller aveva organizzato una festa in suo onore e alla fine l’ho ascoltata in conferenza stampa. Insomma, una quattordicenne in crisi ormonale non avrebbe fatto di meglio. Oggi, per iniziare a espiare, mi sono sorbito il polpettone russo di German jr, e tra poco mi metterò in coda per un film finlandese. Basterà a farmi recuperare un minimo di reputazione?

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