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Redenzione forzata

Redenzione forzata

La suggestione fiamminga e l’atmosfera fiabesca della città di Bruges entrano nella commedia nera del regista irlandese Martin McDonagh come elementi diegetici fondamentali, che oltrepassano l’angusto confine del semplice “sfondo”. Con un killer destinato alla propria morte in seguito a un errore fatale (aver ammazzato un bambino per errore, tra l’altro in una chiesa), un compagno di viaggio che si scopre sicario e un mandante psicopatico e fanatico, non poteva che venir fuori un viaggio tra humour nero e violenza pura, ben dosato e veramente divertente.

Sebbene non sia una novità l’accoppiata “gemelli diversi” (Farrell-Gleeson) alla De Vito-Schwarzenegger (I gemelliTwins, Ivan Reitman, 1988) o meglio ancora, alla Murphy-Akroyd (Una poltrona per dueTrading Places, John Landis, 1983), la coppia cinematografica, l’uno bullo e impenitente, l’altro più freddo e razionale, continua a funzionare e senza dubbio a far ridere. Se forse sono eccessivi i motteggi di Farrell (scuola bradpittiana, per intenderci), è invece strepitosa l’intepretazione di Fiennes, già psicolabile in Spider (id., David Cronenberg, 2002) e qui folle esaltato dallo sguardo assassino, tanto maniacale da provocare più di una risata. Quello che McDonagh trasferisce dal teatro al cinema senza sbagliare è il gusto per dialoghi intelligenti, arguti, performativi come insegna l’arte della scena (o perlomeno quella migliore). I personaggi si sviluppano attraverso ciò che dicono, non tanto attraverso le loro azioni, e il contesto, Bruges, si modifica insieme ai loro discorsi. Inferno opprimente e stantio per Ray, tranquillizzante e dolce panorama emotivo per Ken, Bruges asseconda il loro percorso simil-espiatorio.

Curiosamente, le conscienze dell’assassino sono tutte in gioco: non soltanto quella del colpevole per eccellenza Ray, ma anche per il killer navigato Ken, per il capo carismatico Harry, che di principi “morali” perisce, autoinfliggendosi la pena estrema. A spuntarla, forse, resta soltanto Ray, che in Bruges trova persino l’amore. Ben articolato anche un sottotesto autoreferenziale, che culmina con una battuta pronunciata da Jordan Prentice, l’attore nano interprete di un film che proprio in quei giorni si gira a Bruges: “è un pretenzioso film europeo”. Nessuna presunzione invece per il regista, ben equilibrato il cast, per una commedia gradevole e sicuramente scritta con talento.

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