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Go Ben Go

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Una mano rugosa che stringe un bicchiere di birra, gente che bighellona per strada in tuta da ginnastica in materiale sintetico, donne col doppio mento trasandate e coi capelli grigi, grassoni e grassone sorridenti nelle loro t-shirt abbondanti. La prima cosa che salta all’occhio di Gone Baby Gone è lo splendido lavoro che è stato fatto sul casting e sull’ambientazione.

Per il suo esordio alla regia, Ben Affleck riparte da quello che conosce meglio: siamo a Dorchester, quartiere periferico di Boston, lo stesso dove abitava Will Hunting (Good Will Hunting, Gus Van Sant, 1997), film con il quale ha vinto l’Oscar per la miglior sceneggiatura. I luoghi vengono portati sullo schermo senza mezze misure, mostrando i volti, gli ambienti e tutto il meglio e il peggio che queste strade hanno da offrire. Ci sono spacciatori, madri drogate, ma anche poliziotti, persone riabilitate, donne premurose e detective giovani in grado di essere amici di tutti. Ed è proprio il detective Patrick Kenzie (uno splendido Casey Affleck) ad essere il protagonista. Nato e cresciuto nel quartiere, viene assunto per ritrovare una bambina scomparsa in coppia con la sua partner di vita e lavoro Angie. Da quello che sembra un normale film poliziesco a tinte forti, la storia piano piano si trasforma in un affresco di un’umanità che ha perso la direzione. Cosa è giusto e cosa è sbagliato? Ci sono giustificazioni plausibili nell’intervenire nella vita degli altri?

Ben Affleck dimostra di aver imparato la lezioni dei grandi maestri con cui ha lavorato, primo su tutti Gus Van Sant (pre Elephant – id., 2003). Il modo di raccontare è lineare, classico, eppure usa un tocco sicuro nell’affrontare le scene di violenza. Dosa suspense e detection e non è mai morboso nell’affrontare lo spigoloso tema della violenza sui bambini. Nella seconda parte, quella della risoluzione, eccede nella voglia di spiegare i fatti e commette il più ingenuo errore dei registi alle prime armi: spiega troppo e troppo a lungo. Un piccolo neo, comunque, per un film che mette lo spettatore di fronte agli stessi dilemmi morali dei suoi personaggi e non permette loro di rimanere indifferenti. Bisogna scegliere da che parte stare e bisogna capire che tipo di persona si è. E se proprio non si riesce a capire da che parte stare, meglio tenere a mente le parole di Patrick all’inizio del film: «Ho sempre pensato che sono proprio le cose che non possiamo scegliere a farci diventare quello che siamo: l’ambiente, la famiglia, la città».
E voi che scelta fareste?

Curiosità
Gone Baby Gone è tratto dal libro La casa buia di Dennis Lehane, l’autore di Mystic River. Il libro è il quarto di una serie dedicata ai detective Patrick Kenzie e Angie Gennaro, di grande successo negli Stati Uniti, tanto da meritarsi il soprannome di “i Nick e Nora della classe operaia”, in omaggio ai protagonisti dell’Uomo Ombra.

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