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cultura dell'immagine e della parola

Sotto quel cielo
Berlino, 8 febbraio

Daniel Day Lewis in conferenza stampaDopo il primo giorno di assestamento con tanto di inaugurazione e grandi star, il concorso entra nel vivo.
La mole di film a Berlino e talmente imponente che, guardando il programma, sono ormai rassegnata a perdermi quasi tutto. Seguire il concorso vuol dire vedere almeno 3 film al giorno, lasciando quindi poco tempo per vedere i titoli della sezione Panorama e Forum, che spesso mostrano cose molto interessanti. Ma il programma ha le sue regole e bisogna fare delle scelte, seppur dolorose. Ormai ho deciso: voglio partecipare al toto-orso e quindi sceglierò il concorso!

Per fortuna il vento gelido di ieri sembra aver lasciato spazio ad un clima ben più favorevole. Arrivo al Berlinale Palast alle 8:45 per il primo film della giornata: Zuo You (In Love We Trust) del cinese Wang Xiaoshuai, che ne 2001 vinse l’Orso d’Argento per Le Biciclette di Pechino. Si tratta di un dramma familiare: un uomo e una donna divorziati scoprono che la figlia che hanno avuto insieme è malata di leucemia. Sullo sfondo la Cina contemporanea ancora chiamata Repubblica Popolare Cinese, ma dove gli operai sono sfruttati e le cure mediche sono a pagamento. Per certi versi interessante, ma anche faticoso per l’eccessiva e lunga attenzione concentrata sul dramma familiare.
Finita la proiezione i giornalisti applaudono poco e qualcuno accenna anche un “buu” di disapprovazione e qualche fischio.

Il vero film atteso della giornata é però There Will Be Blood di Paul Thomas Anderson. Candidato a 8 Premi Oscar, con Daniel Day Lewis come attore protagonista e con pronostici favoreli per il toto-orso, il film dimostra ancora una volta la grande potenza visiva della regia di Anderson.
I primi dieci minuti, senza dialogo con suoni e musiche volutamente inquietanti, dove l’uomo é solo contro la magniloquenza della roccia, valgono da soli il premio per la miglior regia. Ma nonostante questo, é stato difficile seguire ogni passaggio del film: in lingua originale, ambientato tra il 1897 e il 1927 e con i sottotitoli in tedesco, lingua a me sconosciuta. Meno male che il 15 febbraio esce anche in Italia, giusto per verificare la mia capacitá di comprensione, soprattutto per quanto riguarda i rimandi biblici.

Il terzo film in concorso, Black Ice del finlandese Petri Kotwica, avrebbe fatto una gran bella figura al Noir in Festival di Courmayeur. Senza nulla togliere alla bella manifestazione di casa nostra, un film del genere, nonostante presenti un ritratto di vendetta femminile originale, sembra essere capitato per sbaglio nel terzo festival più importante al mondo.

Menzione al merito per il film Eskalofrío dello spagnolo Isidro Ortiz. Un horror adolescenziale che non aggiunge niente di nuovo al genere, eppure la regia sa creare al meglio un’atmosfera di suspense, senza dover ricorrere ad effettacci sonori o immagini splatter.
Il bilancio della prima giornata pende nettamente verso il lato posivito: 4 film, una buona cena a base di würstel, crauti e birra e presenza alla conferenza stampa di Anderson. Insomma, ho rinunciato a molto, ma non mi é andata proprio male.

Curiosità
A Berlino va di moda il cowboy colorato. Daniel Day Lewis si é presentato in conferenza stampa con una camicia rossa e bianca in stile country con ricami a fiori verdi e rossi. Jaime Barnatán, il co-protagonista di Eskalofrío, giá vj di Mtv Spagna, alla proiezione con il pubblico indossava stivali e cinturone in cuio lavorato, pantaloni rossi aderenti, giacca nera, camicia bianca con cravattino di cuio, pochette rossa con effige di Che Guevara e ciuffo da Rockabilly. Per lo meno non si possono definire banali.

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