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Il ciclone si è dissolto

Il ciclone si è dissolto

A due anni da Ti amo in tutte le lingue del mondo, il Re Mida degli incassi nazional popolari Leonardo Pieraccioni torna alla regia con una storia brillante, ma già vista e rivista troppe volte.
È una pellicola mediocre, quella del regista toscano, poco ritmica, a tratti quasi imbarazzante. Gli elementi sono i soliti: la Toscana a far da sfondo alla storia, la bella di turno (scoperta dal regista per caso sfogliando una rivista), gli amici caratteristi di sempre, da Rocco Papaleo a Massimo Ceccherini.

Si intravede a tratti qualcosa di interessante, come l’idea del personaggio di Don Pierino (Tony Sperandeo) alle prese con la perdita della propria fede, con un Massimo Ceccherini che ha l’arduo compito di fargli ritrovare la strada perduta, o come il tema universale del perdono, qui affrontato per la prima volta dal regista. Ma la sostanza è davvero molto povera e desolante.

Pochi fuochi d’artificio per questo nuovo progetto di Pieraccioni, che negli ultimi anni si è distanziato tristemente dalla qualità filmica e narrativa dei primi lavori. Si sorride a tratti, ma ci si annoia anche, finendo per riuscire facilmente ad anticipare le battute. Gli incassi, forse, gli daranno retta, ma bisogna ammettere che il ciclone pieraccionesco ha purtroppo perso la forza dirompente dei tempi d’oro. Una moglie bellissima, è vero, ma un film scontato.

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