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Gloria dimenticata

Gloria dimenticata

Abbandonare la propria casa, i propri affetti, i propri ricordi. Attraversare a piedi il deserto. Una marcia interminabile e faticosa, costantemente minata dall’eventualità di una raffica di proiettili nemici. Imbarcarsi per attraversare il Mediterraneo, con la testa piena di sogni di gloria. L’Europa, la meta inseguita. Un sogno che si tramuta presto in amara realtà. Il film Indigènes di Rachid Bouchareb, presentato all’apertura del XXVII Festival di Cinema Africano di Verona e vincitore del Premio Nigrizia, racconta la terribile esperienza dei soldati africani impiegati dall’esercito francese durante la seconda guerra mondiale per fronteggiare l’occupazione nazista. Impiegati in prima linea nelle missioni più pericolose, stremati da marce interminabili, inebriati dalla retorica della propaganda. Ma disprezzati dai loro compagni francesi, ritenuti inferiori a causa della loro origine e per questo vittime di ogni tipo di sopruso.

Bouchareb filtra questa realtà attraverso gli occhi di quattro maghrebini. Quattro vite intrecciate dalla guerra, quattro esperienze paradigmatiche di un intero continente saccheggiato dalle potenze colonizzatrici. Yassir, mercenario senza scrupoli che ha deciso di arruolarsi per permettere al fratello di avere la somma necessaria al matrimonio. Said, il povero analfabeta che cerca di entrare nelle grazie del colonnello Martinez per ottenere una licenza e tornare a casa dalla madre anziana. Messaud, il nichilista che trova la donna della sua vita a Marsiglia e vive nella speranza di poterla riabbracciare. E infine Abdelkader, la coscienza critica del gruppo. L’unico istruito e l’unico a opporsi con coraggio e perseveranza alle ingiustizie dell’esercito. Cita il motto della rivoluzione «Liberté, égalité, fraternité» e reclama una fratellanza anche per loro, per le colonne dell’esercito francese, dimenticate nel momento della gloria. Tutti cantano la “marsigliese”, guardano con gioia il tricolore, sono pronti a morire per la madrepatria. Ma i pomodori del rancio sono riservati ai francesi, le promozioni spettano solo ai bianchi, le licenze sono solo per gli europei. Ingiustizie che portano alla memoria le immagini del capolavoro kubrickiano Orizzonti di floria (Paths of Glory, Stanley Kubrick, 1957). Lo stesso esercito francese, la stessa ottusità che striscia silenziosa da una guerra all’altra, mietendo sempre le stesse vittime: gli innocenti.

Un film duro, che colpisce direttamente senza perdersi in sentimentalismi scontati o retoriche banali. Un grido d’accusa contro lo sfruttatore europeo che, a sessant’anni di distanza rifiuta ancora di rendere il giusto compenso a chi ha dato la vita per aiutarlo a liberarsi dalla piaga nazista. Un lavoro apprezzato anche dalla critica internazionale che lo ha premiato a Cannes nel 2006 (Miglior attore a tutti e quattro i protagonisti).

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