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Non entrate in quella stanza (da sogno)

Non entrate in quella stanza (da sogno)

Tra l’intensa rabbia adolescenziale di Evil – Il ribelle (2003) e il più convenzionale Derailed – Attrazione fatale (2005), Hafstrom era già autore di un’incursione nel genere horror con il suggestivo Drowing ghost – Oscure presenze (2004). In 1408, a metà tra ghost story e thriller psicologico, la sfida stilistica è stata per il regista svedese “far entrare un film in una stanza”. Lo scrittore Mike Enslin, interpretato da un Cusack appesantito ed espressivo, affronta i suoi fantasmi in uno spazio limitato e in un tempo indefinito. Nonostante alcune cadute di ritmo che non consentono di mantenere la tensione fino alla fine, l’interpretazione coinvolta e coinvolgente del protagonista favorisce l’idenficazione dello spettatore, mentre un luciferino Samuel Jackson interpreta con sicurezza un elegante guardiano del male.

La stanza del dolore
Accelerazioni, zoom, soggettive della mente di Mike, particolari e totali in un continuo cambio di prospettiva visiva caratterizzano la regia trasmettendo la sensazione di un infinito, forse troppo, campo-controcampo del dialogo scrittore/stanza. Una “fottuttissima camera del male” che assume gradualmente anima e personalità trasformandosi in luogo del dolore, dell’inconscio e delle ferite originarie. Suggestiva la scena in cui Enslin osserva se stesso riflesso nella finestra di fronte come da uno specchio beffardo e maledetto e quella del metafisico dialogo “via frigorifero” con il direttore dell’hotel. In questa stanza kafkiana “a ore” tra fax di stoffa, neve e sangue dalle pareti, presagio della Red room di Shining (id., Stanley Kubrick, 1980), la bottiglia di liquore è l’unica costante del mutevole arredamento. La luce riflessa nella pioggia dell’inizio diventa accecante nel finale di fuoco quando si libera l’inferno della mente e, attraverso l’acqua, il sogno incontra i ricordi, diventa incubo e si risveglia in una realtà dove le mute subacquee hanno la marca Psycho. «Nei sogni si può morire?» si chiede il protagonista; la risposta verrà dalla sua stessa invocazione «State (sempre) spaventati!».

Curiosità
La somma dei numeri della stanza 1408 da come risultato 13, numero sinonimo di sfortuna per gli americani. Per poterne trarre un lungometraggio il racconto di Stephen King è stato arricchito senza rilevanti cambiamenti, ad eccezione del finale che Hafsrtom non considerava cinematografico. Il nome di una delle vittime, Grady, è lo stesso del vecchio guardiano dell’Overlook Hotel in Shining, romanzo del 1977 sempre di Stephen King da cui Stanley Kubrick ha tratto, nel 1980, l’omonimo film.

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