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cultura dell'immagine e della parola

L’odore del cinema

<i>La muraglia cinese</i> di Carlo Lizzani” />Nei libri di storia del cinema si riportano almeno due momenti fondamentali. Il 1927 vede l’avvento del sonoro, mentre con il 1932 prende piede il film a colori. Meno successo hanno avuto <strong>i tentativi di introdurre gli odori nella settima arte</strong>. Eppure un primo esperimento di questo tipo risale addirittura al 1916. Durante la proiezione di un documentario sul Rose Bowl Game, popolare appuntamento di football americano tra squadre di college, vennero piazzati, in una sala, dei batuffoli di cotone impregnati di profumo di rosa. Sembrerebbe una delle strampalate invenzioni di Colin McKenzie, il protagonista di <em>Forgotten Silver</em> (id., Peter Jackson, 1996) e invece successe davvero in un cinema sperduto della Pennsylvania.</p>
<p>Bisogna aspettare gli anni Cinquanta perché si concepissero dei sistemi un po’ più tecnologici. Era il periodo in cui gli studios inventavano nuovi espedienti, come il Cinerama o il 3D, per far fronte alla concorrenza della televisione. Furono sviluppati <strong>due dispositivi, l’Aroma-rama e lo Smell-O-Vision</strong>. Il primo fu utilizzato incredibilmente per un film italiano, <em>La muraglia cinese</em> (Carlo Lizzani, 1958). Si trattava di un documentario sulla Cina, durante la proiezione del quale venivano diffusi in sala, attraverso le condutture dell’aria condizionata, ben settantadue diversi profumi. Lo Smell-O-Vision era una <img class=quali l’odore delle ascelle del marito della protagonista o quello di una puzzola.

Con lo sberleffo di Waters, il capitolo degli odori al cinema sembrava essere concluso. E’ invece notizia recente che i giapponesi (God bless them!) vogliano reintrodurre una moderna e più sofisticata versione dello Smell-O-Vision. In alcune sale nipponiche il film The New World (id., Terrence Malick, 2005) è stato proiettato con l’accompagnamento di sette diversi profumi. I momenti di felicità sono aromatizzati con essenze di agrumi, quelli di rabbia con tè ed eucalipto. Le scene d’amore profumano di fiori, quelle di pianto di menta e rosmarino.
Tutto ciò fa ben sperare. Attendiamo con ansia una riedizione di Il petomane (Pasquale Festa Campanile, 1983).

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