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Alla riscoperta del west

Alla riscoperta del west

Era il 1957 quando Glenn Ford vestì per primo i panni del rapinatore Ben Wade, protagonista del racconto di Elmore Leonard. Cinquant’anni dopo, il regista James Mangold torna sulla storia del west per raccontare nuovamente quel viaggio verso Yuma.
Periodicamente esce sugli schermi un film a smentire le “malelingue” che sostengono che il western è un genere morto. Qualche anno fa era toccato a Kevin Costner con Linea di confine (Openrange, 2003). Lo stesso Costner che grazie a Balla coi lupi (Dances with wolves, 1990) fu il responsabile del ritorno al successo dei film di frontiera.

Si potrebbe disquisire sulle differenze tra il film originale di Daves (più romantico e crepuscolare con sigaretta finale) e questo remake (più action e simbolico con carneficina finale), ma si tratterebbe, in questo caso, di sterili disquisizioni. Questo nuovo treno per Yuma è un film western onesto e efficace che vuole raccontare una storia, mettendo in scena tutti i caratteri del genere, ma senza eccedere nel manierismo o nella ricerca di stile. Eppure il rischio c’era. Mangold sceglie di mantenere tutti i cliché del filone: il fuorilegge, la rapina, il ranch, la mandria, il saloon, la ferrovia, le sparatorie, gli indiani. Tutti gli elementi però vengono mostrati al servizio della scena senza cercare a tutti i costi di trovare un pretesto per mostrarli. Nonostante il tono crepuscolare della storia, guardando il film, sembra di essere tornati indietro nel tempo e l’impressione è quella di assistere ad uno di “quei bei western di una volta”. Eppure è evidente che si tratta di un film attuale: il montaggio serrato, le molte accelerazioni di ritmo, la qualità della messa in scena. Il risultato però è armonicamente mescolato allo scopo di raccontare una storia: quella di Ben Wade (Russell Crowe) e di Dan Evan (Christian Bale).

La vera forza di questo film sta proprio in questi due personaggi. Romantici e pieni di ideali, spietati e capaci di grandi gesti d’amore e di lealtà. Insomma due veri “dinosauri” nel loro essere così fortemente stereotipati: il fuorilegge che sa amare e il contadino onesto e sfortunato che sa tirar fuori gli artigli e il coraggio. Eppure funzionano. Merito non solo della mano ferma del regista, ma anche e soprattutto degli attori protagonisti, Russell Crowe e Christian Bale, che hanno saputo donare ai loro personaggi la maschera del genere unita a una grande umanità. Bale è superlativo, al suo Dan basta il movimento di un labbro per convincere, mentre Crowe, ingrassato ma non per questo bolso, è perfetto nel ruolo della spietata canaglia.
Più ci si avvicina alla stazione di Yuma, più il viaggio reale dei due protagonisti si trasforma in un viaggio simbolico e metacinematografico. Un remake di un film che diventa anche remake di un intero genere senza appesantire. I due eroi sono alla disperata ricerca di se stessi. Devono trovare uno scopo, una destinazione. Non importa che quella destinazione sia la prigione di Yuma. Anche perché da Yuma si può sempre evadere.

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