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I lupi son tornati a ballare

I lupi son tornati a ballare

Fino a pochi anni fa, in occasione dell’uscita di un film di Kevin Costner, si era soliti parlare di quanto ormai l’attore non imbroccasse più un film in grado di replicare i suoi pur numerosi successi del passato, da Gli intoccabili (The Untouchables, Brian De Palma, 1988) a Balla coi lupi (Dances With Wolves, Kevin Costner, 1991), da Robin Hood (Robin Hood – Prince of Thieves, Kevin Reynolds, 1991) a JFK (id., Oliver Stone, 1991). A un certo punto di Costner si è definitivamente smesso di parlare, e nessuno sembrava essersene accorto.

Ora eccolo tornare, finalmente libero di tutte le parole che non ci aveva detto, e completamente rinnovato nello stile di recitazione: il suo Mr. Brooks è un concentrato di intelligenza, calcolo e determinazione, condito da incredibilmente normali preoccupazioni paterne. Costner porta sullo schermo un serial killer della porta accanto, che uccide per piacere e si preoccupa della sua rispettabilità, un assassino elegante e non uno di quei kafkiani coprofagi e pieni di manie sadomasochistiche che spesso capita di vedere. I personaggi sono ben sviluppati: Demi Moore nei panni del detective Atwood interpreta finalmente un ruolo adatto alla sua bravura e non solo alla sua bellezza, mentre Dane Cook (Mr Smith) colpisce per la sua inquietante maniacalità. Su tutti però si staglia Kevin Costner, che dimostra di essere un attore di razza, specialmente nei dialoghi a tratti surreali con il suo alter ego Marshall (William Hurt).

La sceneggiatura non priva di colpi di scena contribuisce a creare un film dal ritmo incalzante, in grado di rapire lo spettatore fino all’imprevisto finale, che fa compiere un vero salto sulla poltrona.
L’unico elemento stonato nella costruzione di questo piacevole thriller è rappresentato dalle scene di azione che coinvolgono la Moore, e non perché siano mal realizzate: semplicemente, sembrano appartenere a un altro film, calate all’improvviso in un contenitore non adatto. Come già detto, questo thriller si caratterizza infatti per la pacatezza con cui le scene decisive vengono portate a termine dai protagonisti, ed è dunque incomprensibile la scelta di inserire sequenze ad alta tensione in perfetto stile action-movie: forse che qualcuno, vedendo Demi Moore, ha pensato che sarebbe stata a suo agio nell’interpretare scene adatte al miglior Bruce Willis, indistruttibile ex marito dell’attrice?

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