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cultura dell'immagine e della parola

Milano Film Festival12
14 settembre

Una scena da <i>A nick in time</i> di  Be Garret” />Avevo già deciso di spendere qualche parola sulla sigla d’inizio.<br />
Delle passate edizioni ricordo l’uomo con l’ombrello, le riprese dell’evento, l’animazione dello scorso anno e aspettavo la nuova sorpresa. <strong>Ma a introdurre la prima serie di corti (gruppo A) della serata inaugurale è stato un filmato di Ciprì e Maresco</strong>: nonostante un iniziale momento di imbarazzo, legato al fatto che non si sentiva assolutamente nulla, ha raccolto un fragoroso applauso. E poi la serata è partita. </p>
<p>Comincia il primo corto in concorso,<em>A nick in time</em>, ed è immediatamente chiaro che quest’anno la rassegna sarà di altissimo livello: in soli 10 minuti il regista trentenne è riuscito a concentrare la potenza di un lungometraggio. Al giovane potente bold]Be Garret </strong> non rimane che godersi il potente applauso del pubblico, salendo sul palco e ringraziando in quell’inglese dal suono masticato tipico degli americani doc.<br />
Se il buongiorno si vede dal mattino siamo a buon punto!</p>
<p>Si prosegue con il corto croato <em>Soldat (Soldier)</em> di <strong>David Peros Bonnot</strong>, tanto per dimostrare che la qualità non verrà di certo a mancare nemmeno nei film d’animazione. E restando in tema di guerra, ma passando dall’immaginario al reale, viene proposto il documentario palestinese <em>The last call</em>, di <strong>Awad Abu Al-Kheir</strong>, seguito, per risollevare il morale del pubblico, da <em>Ingrid</em>, girato in 16mm dalla più giovane regista in concorso, l’argentina <strong>Cinthia Varela</strong>, anno 1987. Poi è il turno dell’onirico e scioccante <em>Induction</em> del belga <strong>Nicolas Provost</strong>, dimostrazione pratica di come la musica possa con estrema facilità toccare le corde più profonde dell’anima di ognuno.<br />
Probabilmente per non sconvolgere eccessivamente gli spettatori già dalla prima serata, il gruppo A viene chiuso, con gran finale, dalla commedia inglese <em>I am Bob</em>, di <strong>Donald Rice</strong>: 19 minuti di esilaranti risate!</p>
<p>E’ chiaro che gli organizzatori sono fieri di poter mostrare uno scenario così variegato. In poco più di un’ora e mezza, stando comodamente seduti sulle poltrone del teatro, si compie il giro del mondo, si cambiano lingue e paesi, ma soprattutto stili, linguaggi cinematografici, tecniche.<br />
<strong>Milioni di modi per raccontare una storia, milioni di storie da raccontare</strong>. Non è solamente la qualità singola di ogni corto ad arricchire lo spettatore, è nell’insieme che si riscopre la forza del cinema, nelle infinite possibili variazioni di questo mondo unico eppure mai uguale a se stesso. </p>
				<p class= A cura di Silvia Poli
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