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cultura dell'immagine e della parola

The Chemical Brothers
Do it Again

Canzone: Do it Again
Regia: Michael Haussman
Artista: The Chemical Brothers
Album: We Are The Night
Anno: 2007

L’uscita di un nuovo singolo dei Chemical Brothers è ormai un piccolo evento atteso da milioni di fan del duo inglese e i loro videoclip hanno sicuramente aiutato a creare questa attesa. Sarà che eravamo abituati troppo bene, ma Do it again non è tra i loro lavori più riusciti: ci si aspetta sempre che i Chemical siano un passo avanti a tutti gli altri, mentre questo è forse un mezzo passo falso.

Michael Haussman racconta la storia di due giovani fratelli marocchini che ricevono dal cielo un’audiocassetta “magica” che, messa in un mangianastri semidistrutto, fa muovere in modo incontrollato tutti coloro che la sentono. I due riescono a sfruttare la situazione per curare il dente dolente del più piccolo con metodi meno traumatici di quelli preannunciati nell’intro.
Un lavoro che contiene sia aspetti degni di nota, sia limiti che non lo rendono all’altezza dei precedenti “video-capolavori” di Gondry (Let forever be e Star Guitar), Jonze (Elektrobank) e Dom & Nic (The test): prima di tutto la scarsa originalità dell’idea di musica elettronica come motore scatenante di danze scoordinate, che richiama Ya Mama, un divertente videoclip di un brano di Fatboy Slim, diretto dal collettivo Traktor; poi poco originale anche la scelta dei protagonisti, due ragazzini come i due giovani ribelli di Galvanize (o è forse una citazione da quel lavoro di Dave Meyers? In fondo, anche in quel video la musica è liberazione, sfogo, colore contro il grigiore, una notte di limiti musicali, come Do it again è la giornata di potere musicale dei due fratelli).

Ma è il senso di spiazzante contrasto a rendere comunque ipnotico il clip, i suoni elettronici accostati a un’ambientazione a-tecnologica come il Marocco, insieme al naturale effetto straniante di una musica da danzare, che rompe la quotidianità facendo muovere tutti a ritmo di un synth, quasi fossero in una enorme discoteca all’aperto, liberati da ogni convenzione e comportamento stabilito.
Musica che manipola le menti, che ipnotizza e fa scorrere avanti e indietro la pellicola, a rendere rigidi e robotici corpi altrimenti fuori tempo, goffi e troppo veri (veri da film, veri da documentario, con voce originale in arabo e sottotitoli in inglese), di carne pesante contro l’evanescenza e la leggerezza delle note sintetiche.
In effetti l’avvento della musica elettronica ha liberato (alleggerito) definitivamente il videoclip dalle costrizioni legate all’immagine dell’artista e i Chemical Brothers possono accontentarsi di apparire per pochi secondi dentro piccoli televisori accesi al mercato.

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