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cultura dell'immagine e della parola

Cronache da Venezia
3 settembre

La esordiente Alice Houri in <i>La graine et le mulet</i>” />Il fatto che Wes Anderson sia stato inserito nel Concorso ufficiale con <em>The Darjeeling Limited</em> lo stesso anno in cui Tim Burton riceve il Leone d’Oro alla carriera, è un fatto curioso, ma coerente se si pensa alle forme di cinema create dai due artisti. Due genialità diverse, che nutrono però lo stesso desiderio di cinema dedito a far viaggiare con la fantasia, l’assurdo, il surreale, il grottesco, lo spaventoso, gli occhi dello spettatore. Il delirio indiano, anticipato dal gustosissimo e indimenticabile cortometraggio <em>Hotel Chevalier</em>, è la nuova comicità fatta da chi la comicità è riuscito a riscriverla fin dagli esordi, riuscendo sempre a mescolare tocchi di nostalgia, citazionismo, nerissimo sapore di morte. Anderson ricorda per certi versi Landis, per altri Reitman (signor Wes, ha mai pensato di fare il remake di <em>Ghostbusters</em>, con questi tre?), per altri ancora nessuno oppure proprio Burton, e anche se a volte è autoreferenziale, chissenefrega. Nel 2009, comunque, uscirà l’attesissimo <em>The Fantastic Mr. Fox</em>, film d’animazione estratto dal cappello magico di Roald Dahl. Affinità di gusti.</p>
<p>Il lunedì della Mostra non è da odiare perché in prima mattinata c’è il ritorno di Kechiche e l’intruso di questo era molto contento: a letto dopo Anderson e Bill Murray e sveglia con il regista di <em>La schivata</em>. Non male. <em>La graine et le mulet</em>, terzo lungometraggio dell’artista franco algerino ha ancora i toni disperati e graffianti dei suoi esordi. Riprese a mano, incroci famigliari, dialoghi roboanti e musiche dal ritmo palpitante. La relazione è il fulcro del suo cinema e qui assume virate improvvise e spiazzanti. Poi tocca al cinese Jiang Wen con il suo <em>The Sun Also Rises</em>, brillare negli occhi dell’intruso. I colori e le invenzioni del regista cinese sono una sorpresa per chiunque, e compiere una zoomata su un tipo di cinema così, resta una rivelazione, una novità assoluta.</p>
<p>Per rimanere nei paraggi di stranezze e figure eccentriche, non poteva mancare, nell’anno di Burton, l’esordio dietro la macchina da presa del suo sceneggiatore di fiducia, John August con <em>The Nines</em>, inserito nella Settimana della Critica. La curiosa creazione basata su colpi di scena, punti di vista che si accavallano, interferenze e contaminazioni visive è una mescolanza di surrealismo virtuale che potrebbe anche arrivare sugli schermo italiani.<br />
La Mostra ha giocato le sue carte migliori, giro di boa e avanti tutta. Ma ora cosa succederà? Quante sorprese? Quali delusioni? Intanto stasera c’è Todd Haynes, l’atmosfera di Bob Dylan e il cast incredibile di <em>I’m Not There</em>.</p>
<p>Meno due al Tim Burton’s Day.<br />
Meno cinque all’intruso sul treno.</p>
				<p class= A cura di Matteo Mazza
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