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2 settembre: il giorno degli Heroes

Mescolando una buona dose di fanta comic strips con gli intrecci cinematografici alla Inarritu, o – se state più sul serial – alla Lost, ci si può avvicinare alla formula vincente di uno dei format più riusciti dell’ultima stagione americana. Heroes, ideato da Tim Kring, il papà di Crossing Jordan (in Italia di certo uno sconosciuto), arriva sui nostri piccoli schermi esattamente un anno dopo il suo esordio negli States, e già sembra essere pronto a far parlare di sé.
Italia 1, che lo manderà in onda il 2 e il 3 settembre in prima serata, senza passare da Sky, ha cominciato già in tarda primavera a preparare i suoi spettatori all’evento dell’autunno 2007, confermando la predisposizione ad un palinsesto fortemente telefilmico.

L’eclissi che segna l’inizio della saga di Heroes è un’icona che di per sé nasconde molti segreti. Infatti. Ora non ne sveliamo molti, magari poi, forse, tra qualche settimana, vedremo.
Intanto possiamo dire che l’intreccio a base di eroi che sono eroi ma non sanno di esserlo, che convivono con la loro straordinaria diversità, che raffinano i loro poteri cercando di controllarne la potenza e le preoccupanti conseguenze genera una serie vivace, frenetica e avvincente che porta in scena come si deve un impasto tipicamente fumettistico (nella grafica e nell’impostazione scenica, nelle riprese e negli effetti speciali). Le virate comedy (grazie all’irresistibile e affettuoso Hiro Nakamura, destinato a diventare un mito) action, mafia-political e horror completano il mix di generi e codici espressivi. Heroes sfrutta al meglio la freschezza di una scrittura che riesce a elaborare idee già note ricollocandole nella contemporaneità. La battaglia tra bene e male e il tradizionale “save the world” sono il fulcro su cui ruota l’intera vicenda e l’unica e inevitabile domanda, necessaria per l’esistenza di chiunque è: da che parte vuoi stare?

Spostando i riflettori sui personaggi, iniziamo col dire che Sylar è un cattivo vero, con capacità diaboliche, e che alcuni “Heroes” convivono in una disperazione che è al limite del visibile e del guardabile (almeno per i giovanissimi, tenendo presente i bollini italiani), come – ad esempio – la femme fatale Niki dalla duplice e letale personalità.
La giovane cheerleader Claire, alle prese con la sua indistruttibilità e la sua adolescenza, “the painter” Isaac, eroinomane visionario in grado di dipingere il futuro, o ancora il candidato senatore Nathan Petrelli alla ricerca di una normalità che non può coesistere con la sua natura super, sono solo alcuni dei protagonisti di un prodotto corale, dove ognuno è a suo modo indispensabile per la missione finale. Certo, manca una vera indagine psicologica, un ritratto profondo e aderente alla natura di questi individui, ma qui ci si trova di fronte ad una finzione che diverte senza prendersi troppo sul serio e che a questo deve il suo successo.
Restano solo due domande. Uno: Heroes resisterà in prima serata? Due: Quale sarà l’eroe più amato? Tre: Quanti sondaggi verranno creati dalle riviste con questa domanda: Se fossi un supereroe quale potere vorresti avere? Ma visto che le domande dovevano essere due, l’ultima non prendetela in considerazione.

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