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Un pardo che ruggisce ma che non graffia

Locarno compie 60 anni ma dichiara di essere un festival giovane, aperto ad un cinema diverso, impegnato e innovativo. Forse non è un caso che l’edizione 2007 abbia visto premiato un film che nel titolo richiama una rinascita, The Rebirth (Ai no yokan) del regista giapponese Masahiro Kobayashi, che a Locarno era già arrivato nel 2003 con il più interessante Amazing Story. Un Pardo d’Oro ad un film sul dolore e sulla solitudine, che pone lo spettatore allo stesso piano dei suoi protagonisti costringendolo ad un’ossessiva riproposizione di gesti sempre uguali, ma pur sempre unici. Il film di Kobayashi può essere criticato aspramente, definito manierista, un puro esercizio di stile, con evidente spregio del pubblico, ma dalla sua parta ha il fatto di essere uno dei pochissimi esempi di film capaci di osare. The Rebirth racconta la storia di una donna la cui figlia adolescente ha ucciso una compagna di classe e del padre di quest’ultima.

Il commento della giuria è inequivocabile. Difficile è stato collegare i diciannove film del concorso con un ipotetico filo rosso, troppa la disparità di temi e di mezzi. La scelta di Kobayashi è stata effettuata però all’unanimità, in virtù di un cinema di innovazione, di ricerca, di approccio personale, proprio per restare nello spirito locarnese.

Discutibile la scelta del Pardo al migliore attore. Il premio è stato attribuito ad ex-aequo a Michel Piccoli per il bello (e sottovalutato) Sotto i tetti di Parigi di Hiner Saleem e a Michele Venitucci, pugile di Fuori dalle corde di Fulvio Bernasconi. Considerato che Michel Piccoli aveva già ricevuto il premio Masterclass per la sua lunga carriera, la scelta di conferirgli anche il premio come miglior attore non riflette lo spirito giovanile di Locarno e pare quanto meno ridondante, ponendo in secondo piano il risultato ottenuto dal nostro Venitucci. Il premio per l’interpretazione femminile è andato a Marian Alvarez per il film spagnolo Lo mejor de mí di Roser Aguilar.

Ancora Italia premiata con Imatra di Corso Salani che ottiene il Premio speciale nella sezione Cineasti del presente, mentre Tagliare le parti in grigio di Vittorio Rifranti riceve il Pardo per la migliore opera prima. L’ambito premio del pubblico della Piazza Grande è andato allo humor nero di Funeral Party di Frank Oz, brillante commedia british ambientata durante un funerale.

Nonostante il direttore Frédéric Maire si sia dichiarato molto soddisfatto di questa edizione e delle scelte coraggiose del palmarès, la sensazione è quella di essere tornati a casa senza aver visto nulla di realmente incisivo, di graffiante, qualcosa che lasci un segno indelebile nella memoria di spettatore. Non azzardiamo a dare giudizi a proposito, impossibile sarebbe decretare colpe, vuoi che si tratti di una congiuntura della produzione cinematografica internazionale, vuoi che si tratti di carenze di programmazione o selezione dei titoli. La speranza è che la rinascita cinematografica prospettata con il premio a Kobayashi sia quanto mai prossima.

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