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Questo matrimonio s’ha da fare!

Questo matrimonio s’ha da fare!

Qual’è il miglior deterrente per i matrimoni lampo che durano da Natale a S. Stefano? Considerando l’incremento vertiginoso dei tassi di divorzio, per il reverendo Frank la risposta è solo una: un duro corso pre-matrimoniale che metta alla prova le reali intenzioni dei futuri sposi. Forte del suo motto “i buoni matrimoni sono affar mio” e di quello che rimane implicito “meglio prevenire che curare”, l’allegro pastore si diverte a mettere davanti agli occhi dei giovani fidanzati tutto quello che li aspetta dopo il fatidico “sì”. Litigate furibonde nel bel mezzo di una tormenta di neve, gestione del conto corrente cointestato, gioie e soprattutto dolori del parto e della maternità sono solo alcuni degli ostacoli che le coppie si trovano ad affrontare per ottenere la tanto agognata “licenza” a sposarsi.

Come un moderno Don Abbondio, il pastore, affiancato da un inquietante chierichetto-bambino, ficca il naso un po’ dappertutto, come se fosse più intenzionato a separare la coppia felice che a farla convolare a giuste nozze. Ma in questo caso il fine nobile giustifica i mezzi ben poco ortodossi usati (un esempio per tutti: la cimice piazzata nella camera da letto dei due ragazzi per controllare che rispettino la castità prenuziale). Nonostante un pizzico di malignità e sadismo, anche il sacerdote in fondo dimostra di lavorare per il prevedibile ma liberatorio happy end.

Quel che esce da questa carrellata di gag e sketch che il regista Ken Kwapis inanella con abilità per tutta la durata del film è una piacevole commedia che ben si adatta alla leggerezza del periodo estivo, non mancando però di offrire validi spunti su cui riflettere. Infatti, senza chissà quali pretese e con una buona idea di partenza (tutt’altro che avulsa dalla realtà), Licenza di matrimonio raggiunge l’obiettivo prefissato di strappare qualche risata al pubblico di ritorno dalle vacanze. Il merito è senz’altro di alcune soluzioni comiche particolarmente esilaranti e originali e un po’ meno, come invece ci si aspetterebbe, di Robin Williams, che appare non proprio in splendida forma e anzi decisamente spento rispetto agli antichi splendori.

Nonostante tutto, il fulcro del film rimane la figura originale del reverendo Frank, cucita addosso all’attore, che però sembra interpretare ormai da troppo tempo il medesimo ruolo dell’anticonformista burlone e, come tutte le cose, alla lunga stanca.
In contrasto con le tinte vivaci del sacerdote c’è la “coppia che scoppia” formata da Mandy Moore e John Krasinzky che per copione risultano invece piuttosto incolori e decisamente “da diabete”. Magari il film pecca di eccesso di prevedibilità (succede tutto quello che ci si aspetta) e ogni tanto ha momenti in cui anche la comicità si affloscia, ma nel complesso la banalità è sopportabile e divertente.

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