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Duro a morire

Duro a morire

Tamarro, diseducativo, grottesco, esagitato, ignorante, violento, ridicolo… in una parola irresistibile. Crank è un piccolo evento di questa stagione cinematografica ormai agli sgoccioli. Sebbene prodotto nel 2006, arriva in ritardo nelle nostre sale e, bisogna ammetterlo, a malincuore. Crank avrebbe infatti tutte le carte in regola per diventare un piccolo cult, uno di quei film che tramite una distribuzione migliore avrebbe potuto conquistare numerosi fan per la sua rutilante e divertita voglia di essere sopra le righe. “Se ti fermi sei morto”, recita la frase di lancio e per una volta non si sarebbe potuto immaginare sintesi più azzeccata. Crank, lettralmente manovella, è infatti una sorta di Speed (id., Jan de Bont, 1994), in cui l’autobus che non può scendere al di sotto delle sessanta miglia orarie è stato rimpiazzato dal corpo stesso del protagonista Jason Statham.

I registi Mark Neveldine e Brian Taylor hanno alle spalle un’esperienza pubblicitaria e di videoclip e nel film questo è assolutamente evidente. E se in altri casi avrebbe potuto essere un difetto, qui, per una storia volutamente iperbolica e grottesca, queste sono le caratteristiche giuste. Gli autori infatti riescono alla perfezione a costruire un personaggio e un ambiente da videogioco, sia nei ritmi che nell’ambientazione. Una Los Angeles molto simite a quella del gioco Grand Thief Auto, in cui gli spostamenti tra i vari territori vengono seguiti attraverso una mappa. Bravissimi Neveldine e Taylor a calcare la mano su questo aspetto in maniera divertita e sopratutto onesta. Palazzi che si gonfiano come in un cartone animato perchè all’interno c’è una rissa, sovratitoli usati per accentuare situazioni grottesche (strepitosa la comparsa della scritta “cunt” sulla fronte del protagonista), inseguimenti in macchina da cartone animato, sparatorie, battutacce e violenza gratuita: ogni elemento è teso a far capire allo spettatore che è tutto finto. Crank è un videogame, un cartoon in cui il protagonista è come Willy il coyote, e se mai dovesse cadere da un’alta quota, probabilmente rimbalzerebbe per poi sbattere le ciglia a favore di camera.
Jason Statham è perfetto per il ruomo di Chev Chelios, il killer professionista avvelentato che si sveglia un mattina per scoprire che deve iniziare a correre. La sua faccia e il suo fisico, che ricordano il Bruce Willis di Die Hard, ha il giusto mix di virilità e dolcezza che rendono ogni sua movenza “quella giusta”. Ex tuffatore della squadra olimpionica britannica, dopo avert partecipato ai film di Guy Ritchie, Lock e Stock – Pazzi scatenati (Lock, Stock and Two Smoking Barrels, 1998) e Snatch – Lo strappo (Snatch, 2000) sta piano piano diventando uno dei nomi più ricercati per il film d’azione. Ma se con la saga Transporter (in uscita a breve il numero 2) siamo dalle parti dei film di genere, quelli che una volta interpretava Dolph Lundgren, Crank potrebbe dare a Statham la possibilità di fare il salto verso produzioni più importanti.

Certo, alcuni potranno storcere il naso per l’assoluta mancanza di verosimiglianza di Crank, per il suo essere un mero divertissement fine a se stesso, ma va detto che mantiene una tale onestà nel perseguire questi scopi, che qualunque snobismo risulta assolutamente fuori luogo. Come è possibile non ridere quando Chev riesce a sgominare un’intera squadra di super cattivoni che volevano aggredire la bella Ami Smart, senza che lei si accorga di niente perchè sta raccogliendo il contenuto della sua borsa? Come non volergli bene per come cerca di proteggere la sua bella fidanzata? Un film in cui il protagonista cerca azione, pericolo e eccitazione per non morire. Prenderà droghe, correrà in macchina, sparerà, correrà, ruberà auto, moto, vestiti eppure l’unico momento in cui urlerà “io sono vivo” sarà tra le “braccia” della sua bella… di fronte a centinaia di persone in mezzo a Chinatown che guardano e applaudono all’amplesso. Imperdibile!

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