Il terzo e senz’altro non ultimo capitolo della saga con protagonista Danny Ocean (George Clooney) e la sua strampalata band mette di fronte a due realtà: da un lato, il ritmo non è più quello frenetico, incalzante e volutamente caotico dei primi due episodi, dall’altro però ad acquistare qualità è la performance globale.

Ocean’s thirteen sembra infatti aver abbandonato il tono scanzonato per abbracciare maggiormente le fisionomie di un film più tradizionale, maggiormente lineare, con un Al Pacino impegnato a conferirgli un’intonazione più drammatica. Nonostante l’ammirevole sforzo dell’attore newyorkese, che come sempre offre una performance impeccabile come nelle aspettative, il film non convince fino in fondo, portando un’atmosfera manierista e posata a scapito dell’imprevedibile susseguirsi di colpi di scena dei precedenti capitoli.

Il cast è come sempre stellare e decisamente collaudato, a partire dai numerosi siparietti tra Brad Pitt e George Clooney (eccezionale quello di fronte a una puntata di Oprah Winfrey) ma questa volta non basta a rendere la banda di Ocean quello che era nei capitoli precedenti: la sensazione è che siano tutti un po’ stanchi e appesantiti, come se in fondo sapessero che alla fine a spuntarla saranno sempre loro, con qualche trucco ingegnoso che però, questa volta, non sembra colpire nel segno.
A salvare da possibili sprofondamenti di ritmo a rischio dormita è proprio la coppia Pitt -Clooney, capace come detto di dare vita a momenti divertenti, con rapidi scambi di battute all’ombra di sorrisi abbozzati che, c’è da scommetterci, manderanno in visibilio le platee femminili.

Insomma, le grandi aspettative intorno a questo film, che lo renderanno senz’altro il blockbuster del momento, resteranno probabilmente deluse per quanto riguarda il puro aspetto dell’intrattenimento, a dimostrazione (se ancora ce ne fosse bisogno) che l’accumulo di superstar di grande caratura non è garanzia di risultati di alta qualità.

A cura di Enrico Bocedi
in sala :: No tags