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cultura dell'immagine e della parola

Marilyn Manson
Heart Shaped Glasses

Canzone: Heart Shaped Glasses
Regia: Marilyn Manson
Artista: Marilyn Manson
Album: Eat Me, Drink Me
Anno: 2007

In principio era Dita Von Teese, e la sua performance nel Martini Glass. Nel 2003 esce mObscene, il primo singolo tratto dall’album The Golden Age of Grotesque (chiaramente influenzato dalle tendenze burlesque della compagna): il pezzo forte del video girato da Thomas Kloss è l’apparizione in bikini sexy della spogliarellista soft-porno fetish, un cammeo dorato nel cupo mondo di Manson.
Ma la prima celebra fidanzata del Reverendo è stata Rose McGowan, attrice turbata e moderatamente trasgressiva, che aveva interpretato per lui una Jackie Kennedy di plastica per il video del 1999 Come White.
Ora è la volta della teen girlfriend Evan Rachel Wood: un video per aprire il nuovo disco di Manson, Eat Me, Drink Me, che è scopertamente provocatorio, non tanto nella scena iniziale di sesso, per il sangue e per il sentore di morte finale, ma proprio per l’esibizione di una certa realtà, rappresentata (sempre, ogni messa in scena è finzione; e la messa in scena che pretende di essere reale, la pornografia, è la cosa che più si allontana dalla verosimiglianza) oltre la finzione del video.

L’intuizione è semplice quanto stuzzicante: dopo il divorzio, prima dell’uscita del disco, Manson si immola per l’ennesima volta sull’altare televisivo, si mostra come l’orco sfrenato che irretisce la fresca carne di una diciannovenne, travolgendola nel suo mondo di violenza, eccessi e morte, fino a portarla, e lui con lei, allo schianto finale. La perfetta visione della rappresentazione del personaggio Marilyn Manson.

Un inizio intimo, una messa in scena quanto mai realistica, non per la pelle mostrata, non per le grida di piacere in presa diretta di lei, ma per la rappresentazione di una realtà sessuale che, presumibilmente, esiste tra i due anche a macchina da presa spenta. Un rapporto che dovrebbe rimanere nascosto, dovrebbe far fuggire i due da ogni riconoscimento sociale, come facevano Humbert e Lolita. Invece Manson e Wood mostrano loro stessi, si mostrano, fanno di loro stessi un mostro: lei in mezzo ai fan rimane ferma a fissare lui, una sfida nascosta nello sguardo coperto dagli occhiali da sole a forma di cuore. Lolita, rimasta tale anche a diciannove anni, è abbastanza grande per farsi vedere nuda e posseduta, abbastanza spensierata per giocare, interpretare un ruolo (d’altra parte non ha più tredici anni…).

Coppia spettacolare (non a caso, in automobile lui fotografa lei con un coltello in bocca, un pò Strade Perdute di David Lynch, un pò Assassini nati di Oliver Stone), coppia di cinema e rappresentazione, che cita altre rappresentazioni e le cita banalmente, con un paio di occhiali a cuore, perché non ha bisogno della profondità dei contenuti, ma dell’appiglio immediato delle icone (Dita von Teese/Betty Page, Rose McGowan/Jackie Kennedy, Evan Rachel Wood/Lolita); l’immagine è tutto, perfino Dio sta dentro la Tv : Manson conosce, manipola e si appropria di questi immaginari, idolo tragico anch’egli, si lascia possedere da periodi storici, simboli, idoli, rappresentazioni, e così spesso il suo corpo è un campo di battaglia tagliato, ucciso, aperto, morto, modificato, sperimentato.

La nuova coppia si prepara a una nuova vita (un album, un video, un film insieme), rinati nel sangue, perché Manson è o non è il principe delle tenebre? Forse, più che un principe è una vittima sacrificale, un corpo-luogo di prova, dove agire la comunicazione stessa e i suoi poteri, un corpo malleabile che si adatta ad essere usato sempre. Qui, da Lolita.

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