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cultura dell'immagine e della parola

Location, il luogo
della pellicola

Location è un luogo, uno spazio in cui l’immaginazione costruisce la propria esistenza e lo slancio inevitabile verso altri lidi. Location può essere tutto: un bagno, un cielo, un’insegna o un’intera città. Location può essere anche solo il pensiero o il ricordo. Da qualche mese Location è una guida del Touring Club Italiano, pubblicata col marchio Il Viaggiatore, un titolo che attraverso fotografie urbane costruisce una meravigliosa esperienza cinematografica.

Già, perché sono molte le città che hanno fatto da scenario a film memorabili e molte le pellicole che hanno permesso agli spettatori di viaggiare con la fantasia, di imparare a conoscere i luoghi sconosciuti o riscoprirne zone già visitate attraverso l’occhio della cinepresa. Così Touring Club, nota per la sua esperienza editoriale riguardo guide e settore turistico, si è cimentata in un progetto che mescola cinema, storia e una curiosa passeggiata nelle città più famose del pianeta.

«Il cinema è una cultura cittadina. È stato inventato verso la fine del diciottesimo secolo ed è fiorito insieme alle grandi città del mondo. Il cinema e le città sono cresciute insieme e insieme sono diventati grandi.
Il cinema è testimone di quella trasformazione che ha portato le tranquille città del primo Novecento a diventare le febbrili e rabbiose città d’oggi. Il cinema è testimone delle distruzioni della seconda guerra mondiale. Ha visto crescere i grattacieli e i ghetti, ha visto i ricchi diventare sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Il cinema è lo specchio realistico delle città del ventesimo secolo e degli uomini che vivono queste città.
» – comincia con queste parole Wim Wenders, nell’introduzione da regista e artista della settima arte.

Cinema che diviene documento storico del nostro tempo, un occhio che cattura l’essenza delle cose, un linguaggio universale che riesce a trasmettere atmosfere, tendenze, speranze e paure del proprio tempo. E sfogliando questo testo si assaggia la pellicola nella sua trasformazione spaziale.
Così Berlino diventa One, two, three di Billy Wilder e l’immagine della Porta di Brandeburgo o la scia di Lola corre di Tom Tykwer attraverso le arcate dell’Oberbaunbrüke, Parigi sorride nei vicoli del quartiere Montmartre attraverso Il favoloso mondo di Amélie di Jean Pierre Jeunet e lo scontro decisivo Deckard e il replicante Roy in [img4]Blade Runner scopre il Bradbury Building nella capitale del cinema, Los Angeles.

18 città per 58 film che fanno da icona, e altrettante pellicole menzionate: una scoperta inebriante per chi ama vivere la metropoli senza confini, i ricordi di sala nella realtà che lo circonda. Non sarà possibile assistere alle riprese ma almeno sapremo che quel marciapiede, quella finestra su, in alto, non è più un solo fotogramma ma l’ispirazione di un regista che ha visitato gli stessi luoghi.
Viaggiare in bilico sull’obiettivo di una cinepresa e catturare l’angolazione, tradurre l’opacità del tempo, misurare la luminosità della creazione. Location, il luogo del cinema fuori dalla sala.

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