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Il signore dei Draghi

Il signore dei Draghi

Talento e originalità di Enrico Bocedi ******

Non sarà J.R.R. Tolkien, ma per aver ideato e scritto una saga di questo livello Christopher Paolini ha dimostrato di possedere un bel talento. Non sarà Peter Jackson, ma per essere alla sua prima esperienza di regia in una produzione hollywoodiana Stefen Fangmeier se l’è cavata egregiamente; non sarà certo Il Signore degli anelli (Lord of the Rings, Peter Jackson, 2001), ma considerando il tipo di pubblico a cui è destinato Eragon riscuoterà indubbiamente un notevole successo.

Nonostante l’intreccio segua uno sviluppo narrativo classico, in cui l’eroe cresce attraverso prove e sfide che lo porteranno alla trasformazione del suo status iniziale, il film presenta degli elementi di originalità su cui è interessante soffermarsi; il primo è senza dubbio il rapporto tra il protagonista Eragon e il suo drago Saphira, che Paolini ha pensato in maniera innovativa, creando un profondo legame basato sulla comunicazione telepatica. Il rapporto tra i due, emotivamente centrale anche nel romanzo, è stato trasposto fedelmente dallo sceneggiatore Peter Buchman. Un altro elemento di originalità è il drago stesso, personaggio a tutto tondo con precise definizioni fisiche e psicologiche: ispirandosi ai movimenti dei leoni e dei lupi, i realizzatori hanno creato un drago magro e aggraziato, decisamente femminile, con ali che uniscono le squame alle piume dell’aquila. Inoltre il suo profondo legame con Eragon è espresso da precise movenze dello sguardo e dalla sua evoluzione interiore nel corso del film.
Il gruppo dei realizzatori vanta una grande esperienza nel campo degli effetti speciali: il regista Fangmeier ha supervisionato film come Terminator 2: Il giorno del giudizio (Terminator 2: Judgement Day, James Cameron, 1991) e Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan, Steven Spielberg, 1998), lo scenografo Wolf Kroeger ha firmato tra gli altri Ladyhawke (id., Richard Donner, 1985) e, L’ultimo dei Mohicani (The Last of the Mohicans, Michael Mann, 1992), mentre per la produzione degli effetti visivi la scelta è caduta sulla Weta Digital, al cui lavoro si devono la trilogia de Il Signore degli anelli (Lord of the Rings, Peter Jackson, 2001), e Io, robot (I, Robot, Alex Proyas, 2004). Ciò ha reso possibile la realizzazione di numerose scene di azione e la costruzione di grandiosi scenari in grado di rispecchiare fedelmente quanto descritto da Paolini nel suo libro.

La presenza di attori dalla grande esperienza, quali Jeremy Irons e John Malkovich, ha aiutato l’esordiente Edward Speelers a rendere il personaggio di Eragon più credibile, nonostante alcuni dialoghi paghino una certa semplicità e l’azione proceda in maniera sincopata a causa di un ritmo a volte troppo lento, a volte decisamente accelerato. Una nota veramente stonata è il doppiaggio di Saphira affidato a Ilaria D’Amico, che smorza i toni e l’espressività del drago persino nelle scene di battaglia. Nella versione originale Saphira ha la voce di Rachel Weisz, decisamente più adatta a una parte tanto rilevante.

Campioni del mondo! di Roberto Monzani ****

Eragon sta al Signore degli anelli (Lord of the Rings, Peter Jackson, 2001) come Indipendence day (id., Roland Emmerich, 1996) sta a Blade Runner (id., Ridley Scott, 1982).
È una proporzione adeguata, equilibrata.
Perché il capolavoro di Tolkien ha nulla o pochissimo da spartire con il lavoro del giovanissimo Paolini e perchè la passione che un autore come Peter Jackson ha inserito nel suo lavoro è difficilmente confondibile con il progetto di marketing portato avanti dal nutrito gruppo di producers che hanno firmato questo film.
Scenografia imbarazzante, sceneggiatura a tratti ridicola, regia quantomeno inappropriata e una post produzione italiana inadeguata sono gli in gradienti di questo ennesimo successo natalizio.

Perché diciamo successo? Perché appare palese anche agli occhi di un osservatore del tutto all’oscuro dei meccanismi di costruzione della finzione cinematografica che si tratta di un blockbusterone realizzato in fretta e furia per fare cassetta e iniziare il 2007 a gonfie vele.
Andiamo per gradi.
A fronte di alcuni effetti speciali ben architettati, realizzati per dare vita al drago, ci si trova per l’ennesima volta di fronte a un incrocio tra ambientazioni legate all’immaginario dell’heroic fantasy classica e tutto quanto si possa ricondurre a serial televisivi di dubbio gusto, ma di certa fama quali Xena la principessa guerriera o Hercules.
Insomma, cottage in stile britannico per l’inizio della pellicola, nella solita valle desolata dove l’eroe risiede inconsapevole del proprio destino, e costumi alla Wonder Woman per il finale, dove non poteva mancare un personaggio coloured, in un ruolo non chiave ma di rilievo, visto che nel grande pubblico americano sono i neri i principali acquirenti del “prodotto” cinema.
Costumi ridicoli e armi da parata carnevalesca si inseriscono in una intelaiatura narrativa quantomeno affrettata. Tutto succede in un battibaleno, dalla crescita del drago, all’apprendimento dei rudimenti del combattimento, a quello delle arti arcane. A ogni scena corrisponde uno step successivo, in maniera talmente rapida da risultare addirittura irritante. Non c’è spazio per approfondimento alcuno, non c’è mai la concreta possibilità di conoscere a fondo un personaggio. Il risultato è la costruzione del lungometraggio più corto della storia del cinema fantasy. Appena 104 minuti.

Per altro decidiamo volutamente di tralasciare ogni commento sui dialoghi che in alcuni frangenti hanno raccolto più di un sorriso (risata?) in sala. Infine, per quanto riguarda la regia, si passa da scene girate in totale asincronia con quello che dovrebbe essere il tempo della narrazione a improbabili movimenti di camera dove riconoscere Il Signore degli anelli, Braveheart (id., Mel Gibson, 1995) o altri film su questa falsariga non sarà difficile.
Per quanto riguarda la distribuzione italiana chi scrive ha appreso, con orrore, solo a film iniziato che il drago era stato doppiato dalla voce di Ilaria D’Amico..
Che ci tocchi sentire Bergomi e Caressa nel prossimo capitolo della saga?

Curiosità
Per la battaglia di Farthen Dûr è stata individuata una cava di pietra abbandonata vicino al cratere di un vulcano in Ungheria, proprio come indicato da Paolini; le condizioni proibitive dell’ambiente, però, hanno richiesto sedici settimane di lavoro per accedere all’area e l’ausilio di una squadra di esperti montanari russi per poter illuminare il set.

Filmografia
Eragon (2006)

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