Intervista a Renzo Martinelli
In contemporanea con l’uscita del suo nuovo film, Il mercante di pietre, abbiamo incontrato il regista Renzo Martinelli. C’è stata una grossa discussione, all’interno della nostra redazione, se pubblicare o meno tale intervista. Le opinioni di Martinelli sono chiare, forti, vicine a una certa destra teocon da cui invece noi vogliamo rimanere distanti. Abbiamo però comunque deciso di pubblicare le sue parole. Sta a voi decidere come interpretarle.
Iniziamo parlando della scelta del cast, in special modo del protagonista: Harvey Keitel nel ruolo del mercante di pietre.
Il lavoro per trovare un cast soddisfacente è stato molto lungo e complesso, molti attori (tra cui Jeremy Irons e i fratelli Ralph e Joseph Fiennes) ricevendo la sceneggiatura, pur lodandola, non se la sono sentita di recitare in un film così coraggioso. Incontrai Keitel un giorno, per caso, e conoscendo la sua fama di tipo bizzarro glielo proposi: accettò con entusiasmo.
Tengo a precisare che tutto il cast si è dato molto da fare, con impegno e passione. Mentre stavamo girando ci furono gli attentati di Londra, ricordo che Jane March si spaventò moltissimo, smise di mangiare, dimagrì. Tutti capimmo che stavamo girando un film scomodo, coraggioso.
Come mai un film proprio sull’Islam, una tematica così attuale e scottante?
Il mercante di pietre è speculare a un altro progetto, posticipato per ragioni di produzione: 11 settembre 1683. Entrambi i film parlano dei rapporti dell’Occidente con l’Islam. Nel primo viene analizzato il senso di malessere contemporaneo nei confronti di una religione (l’Islam appunto) aggressiva e invasiva, nel secondo invece si parla del malessere che fu. Dobbiamo aprire gli occhi sull’Islam, una religione forte, decisa, pericolosa, che sta minando tutte le nostre certezze infiltrandosi tra noi, mettendo in dubbio i valori in cui crediamo.
Il 1683 è la data dell’assedio di Vienna: perché questo evento è così importante per analizzare il rapporto tra islam e occidente?
Nel 1683, circa un secolo dopo la sconfitta cocente subita a Lepanto, forte della disastrosa situazione in cui versava l’Europa all’indomani della fine della guerra dei Trent’anni, l’Islam riprese la sua lunga marcia di conquista verso Occidente. Un esercito di 300.000 turchi partì a piedi da Istanbul e giunse a Vienna dando inizio a un terribile assedio. Qui entra in gioco la data 11 settembre 1683. Pochi di noi purtroppo conoscono il nome di Marco d’Aviano, un italiano che con le sue truppe cristiane riuscì a respingere proprio l’11 settembre le truppe turche da Vienna, città ormai spacciata. I musulmani si legarono al dito questa sconfitta el film parla proprio di questo.
Analogia dunque tra l’11 settembre 1683 e l’11 settembre 2001?
Certo, la data dell’attentato del 2001 non è affatto casuale, il mondo islamico non si è mai dato pace di quella cocente sconfitta, è da li che si è ingigantito l’odio e il sentimento di rivalsa nei nostri confronti. Pensi che nei loro progetti, nel 1683, dopo Vienna avrebbero marciato su Roma e trasformato S.Pietro in una moschea.
L’Occidente si deve contrapporre a una religione forte e unificante come l’Islam?
Certamente e lo può fare solo recuperando i nostri valori cristiani: l’amore per il prossimo, il rispetto per la vita umana, il rispetto e la parità per le donne. E’ necessario riflettere sulle nostre radici, recuperarle e difenderle. Nessuno può arrogarsi il diritto di venire in casa nostra e imporre una cultura diversa dalla nostra odiandoci e disprezzandoci.
Concettualmente dove, nel film, tenta di esprimere con forza il recupero di questi valori?
Il mercante si innamora. Ecco il recupero del messaggio cristiano dell’amore, forse solo in questo si trova una possibilità di salvezza.
Lei ha parlato di Occidente come “culla del cristianesimo” ma l’Occidente è stato anche padre del grande pensiero laico. La domanda è: crede a una “via laica” nei rapporti con l’Islam o solo il Cristianesimo, in quanto religione forte può opporsi all’Islam? Religione, dunque, contro religione?
Per il mondo islamico la Moschea è un unicum, è luogo di religione ma anche di politica. In occidente invece vige il principio di libera chiesa in libero stato. L’islam non può capire questo dualismo, non può avvertirlo come pericoloso e forte. Solo recuperando i valori forti del cristianesimo, a cui naturalmente anche i laici possono aderire (siamo tutti d’accordo che uccidere sia sbagliato, sia laici che cristiani) possiamo combattere questa penetrazione.
L’Islam è un’entità compatta o frazionata?
L’Islam è un’entità sfaccettata, esistono estremisti (come anche nel cristianesimo) e moderati. Vorrei sottolineare che il discorso di Abram “ Il corano è la nostra sciabola, il martirio il nostro desiderio” e il messaggio d’odio che propugna non è inventato, l’ho ripreso di sana pianta da quello che fece circa un anno fa l’Imam di Roma. Per quanto riguarda l’Islam moderato, certo che esiste, ma dovrebbe scendere in piazza e manifestare con forza dissenso verso l’estremismo che gli nasce in seno.
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