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L’Africa in un pesce

L’Africa in un pesce

In un’economia che pretende di diventare sempre più consapevole ed equosolidale, un documentario come L’incubo di Darwin appare un necessario schiaffo in faccia ai consumatori occidentali, spesso tentati da prodotti provenienti da zone povere del mondo a prezzo relativamente basso, per un drastico ritorno alla realtà. Il paese in questione è la Tanzania e il prodotto è il filetto di pesce persico proveniente dal Lago Vittoria, che non solo è il più grande lago tropicale del mondo, ma fino a pochi anni fa possedeva un equilibrio biologico molto ricco e del tutto particolare. Nel 1954 fu introdotta la parca, un pesce predatore della famiglia del persico, che alcuni dicono sia stato un esperimento sfuggito al controllo. Il delicato equilibrio si è improvvisamente rotto e la parca ha cominciato a dominare indisturbata nelle acque dolci del lago e a diventare il motore trainante dell’economia locale. Una (piccola) porzione del popolo della Tanzania comincia ad arricchirsi con la pesca, la lavorazione e l’esportazione del prodotto, il tutto conforme a standard europei, sia di igiene che di prezzi. Inizia un denso via vai di cargo europei, russi e a volte anche americani, che ogni giorno fanno atterrano vuoti per prelevare tonnellate di pesce già pulito. La ricchezza nazionale però finisce tutta all’estero e il popolo vive nella carestia, in uno stato di indigenza assoluta.

La gente sopravvive alla penuria di cibo nutrendosi con gli scarti della produzione industriale, le teste di pesce e le lische che non marciscono vengono fritte e vendute nei mercati locali. La gente muore di fame, i pescatori muoiono di Aids perché l’unico lavoro che le donne possono fare sulle sponde del lago è quello più vecchio del mondo. Il documentario però si spinge più in là, azzardando l’ipotesi (suffragata da numerose testimonianze) che gli aerei occidentali non giungano vuoti ma che consegnino con regolarità carichi di kalashnikov, munizioni, addirittura carri armati che vanno a rifornire gli incalcolabili focolai di guerra sparsi per tutta l’Africa.

Darwin non sarebbe soddisfatto delle sue teorie sull’evoluzione all’idea che la lotta per il più forte venga condotta in questi termini. In compenso il film ha vinto il premio della Giuria per la selezione internazionale al Sundance Film Festival di Park City. L’annuncio è stato dato dal portavoce della giuria, Thomas Vinterberg segnalando come l’opera combini talento del racconto, estetica e suspence. Purtroppo la storia narrata è vera e, nonostante l’impegno dei documentaristi, la situazione in Tanzania rischia solo di peggiorare.

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