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cultura dell'immagine e della parola

Per un Nuovo Grande Fratello

Vi tocca.
Un articolo sul Grande Fratello dovete sorbirvelo anche quest’anno.

Perché sì. Perché se non lo scrivessi poi non potrei andare in giro a vantarmi di essere un critico televisivo (cosa che faccio quasi quotidianamente con gli amici al bar). Perché l’alternativa in questo momento sarebbe riflettere sulla Domenica In-ferocita della Venier o sull’onnipresenza catodica del premier Berlusconi (stasera è ospite di Bonolis, domani mi dicono che sfiderà Goku nella nuova puntata di Dragon Ball). E soprattutto perché è meglio togliersi il dente adesso piuttosto che passare altri tre mesi in compagnia dell’angoscia.
Coraggio, comportatevi da ometti e stringete i denti ancora per qualche riga. Datemi il tempo di finire i preamboli che poi vi parlo anche di un’idea gioiosamente eversiva che mi è appena venuta e che spero apprezzerete.

Dunque, il dato di fatto è che questa nuova edizione si sta dimostrando pessima.
Nella casa ci sono una dozzina di pseudoveline e fotomodelli che sanno benissimo di essere guardati da un sacco di gente, sono consci di essere presi in giro dalla Gialappa’s, hanno imparato che cosa funziona e che cosa no osservando gli inquilini delle annate precedenti e si comportano di conseguenza. Se osservate bene, assomigliano tutti a qualche personaggio televisivo già noto: c’è il simil-Taricone, c’è la simil-Tata Francesca, la simil-Gatta morta ecc. ecc.
Non sono originali, non hanno niente da dire e spiarli non è divertente perché ogni loro azione è pesantemente posticcia e allora tanto vale guardarsi una fiction che magari ha anche una sceneggiatura decente. Ieri li ho visti giocare a darsi gli schiaffi sulle mani come facevano l’anno scorso Ascanio e Tommy e mi è salita una malinconoia di masiniana memoria.
Tutto ciò, a mio modesto parere e in barba ai dati Auditel che magari registreranno l’ennesimo successone, dimostra che questo format è televisivamente giunto al capolinea.
E allora vi racconto come vorrei che il Grande Fratello chiudesse i battenti.

Io sogno un’ultima, gigantesca edizione del GF.
I concorrenti non sono dodici, sono almeno seimila.
Sono tutti quei trentenni ambiziosi che, seppure artisticamente impresentabili, affollano ogni giorno i provini delle Tv pubbliche e private.
Per l’occasione vengono selezionati in blocco e tra urla di gioia scortati nella casa-bunker.
Qualcuno chiude la porta rossa e prende il via il programma, ancora una volta identico a se stesso.
Solo che le telecamere sono spente.
Loro non lo sanno, ma il pubblico non li sta guardando.
Nessuno viene eliminato, si fanno le nomination ma poi ci si dimentica il televoto. [img4]Semplicemente li si lascia lì dentro per un centinaio di giorni mentre la vita all’esterno continua a fare il suo naturale corso come se niente fosse.
Alla fine vengono fatti uscire, e con sommo stupore scoprono che ad attenderli c’è un solo giornalista, uno della carta stampata, che gli chiede: «Che cosa si prova a essere ancora sconosciuti?».
Il bravo giornalista si annota le risposte, scrive un bell’articolo e il giorno dopo noi ce lo leggiamo sulle pagine di un giornale e ci facciamo una bella risata.
Poi aspettiamo che faccia sera, guardiamo Ballarò e andiamo a dormire con la certezza che la televisione è un mezzo di comunicazione meraviglioso.

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