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La via crucis del nazista in pensione

La via crucis del nazista in pensione

Un prologo in bianco e nero ci riporta nel 1944 nel mezzo di esecuzioni naziste di civili francesi. Immagini dalla fotografia sgranata avvolte in una fitta nebbia che si dissolve nel bianco del foglio della sentenza di morte di un uomo. La pellicola scorre sull’intrigante mescolanza di thriller psicologico-politico-religioso e film di denuncia. Disseminata di simbolismo cattolico (croci, statue sacre, altari,..) la famigerata Terza Repubblica francese era un sottobosco di intrighi e connivenze favorite da responsabilità diffuse: dalla chiesa alla milizia filo-nazista fino alla destra reazionaria, tutti uniti nel nome dell’antisemitismo e dell’anticomunismo.

Stile classico e cast eccellente
A eccezione della sequenza del sogno di Pierre, montaggio e ritmo sono lontani dalla convulsione dei thriller contemporanei. Siamo in pieno classicismo hollywooddiano e a tratti si percepisce il rischio di scivolare nel convenzionale. A rendere vivi dialoghi a volte prevedibili non sono sempre sufficienti l’impertinente ciuffo rosso e la presenza scenica di Tilda Swinton. In soccorso però si può contare sul mestiere di Jewison, sulla solida sceneggiatura dell’esperto Harwood (Il pianistaThe pianist, Roman Polansky, 2002) e su un cast eccellente anche nei ruoli “minori”: da Alan Bates nei panni dell’ambiguo ministro Bertier a John Neville in quelli dell’inquietante grande vecchio fino a Charlotte Rampling, tutti attori inglesi che interpretano personaggi francesi.

“Sir” Michael Caine su tutti
Il “Baronetto” Caine più del suo personaggio appare in stato di grazia, il volto imperlato di sudore, il cuore debole e i movimenti affannati conferiscono a Pierre Brossard una fisicità inquietante. Splendidamente eccessivo nella sua patetica religiosità, l’attore ricorda il Volontè di Toto modo (Elio Petri, 1976) ma il suo personaggio ha più dimensioni e nel pericolo rivive la freddezza dell’assassino. Come in un tour organizzato delle abbazie della Francia meridionale seguiamo la via crucis di Pierre tra antichi chiostri e paesaggi incantevoli su cui la regia indugia con piacere e sicuro senso visivo. Questo eroe negativo devoto a San Cristoforo, solo, contraddittorio, tradito dagli alti ufficiali di Vichy e costantemente in cerca di assoluzione è costretto ad una fuga bilblica. La complessità e vulnerabilità di Brossard lasciano lo spettatore ambiguamente in bilico tra repulsione e immedesimazione.

Curiosità
Norman Jewison, canadese classe 1926, ha ottenuto, con i suoi 25 film in 40 anni, 46 nomination e 12 premi Oscar, grazie ai suoi “film provocatori e polemici per un pubblico di massa”. Il grande attore inglese Alan Bates (il ministro Bertier), fondatore negli anni sessanta con Albert Finney ed altri del gruppo “Giovani arrabbiati”, è morto nel dicembre 2003. Nel film vi è un accenno polemico all’allora presidente francese Mitterand che ebbe tra i suoi sostenitori Rene Bousquet ex alto ufficiale di Vichy.

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