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cultura dell'immagine e della parola

Travis – Re-offender

Gruppo: Travis
Brano: Re-offender
Regia: Anton Corbijn
Album: 12 memories
Anno: 2003

Guarda il video di Re-offender

È stato ripetuto più volte: la trama robusta è uno degli elementi che partecipa alla costituzione dei videoclip del nostro pluricitato regista Anton Corbijn. Anzi, spesso è essa stessa la protagonista assoluta.
Senza l’ironia e la solerzia con le quali il regista riesce facilmente a raffigurare la sua personale favola visiva, difficilmente avrei amato questa canzone.
Per chi guarda Re-offender, tutto sta nel riconscere la totale simbiosi di immagini e testo. Il regista infatti attiva il legame che c’è tra foto e persona, sfruttando la stessa energia che lega il booklet e la copertina di un cd alla sua musica: dal contesto l’idea ne esce potenziata, colorata.

Ribadire l’estrema delicatezza del regista è ovvio e ribadire la splendida fotografia e il totale disincanto per il mondo della musica è necessario.
Si resta allibiti dalla forza espressiva dei suoi lavori, e il video dei Travis è capace di ironizzare sulla musica, sui ruoli di cui il cantante gode, sulle difficoltà della vita di convivenza.
Più si ama questa canzone, più diventa impossibile cancellarne l’immagine che Corbijn ha realizzato.

Incollati al video per scoprire la sua fine, ridendo e lasciandosi prendere dalla storia – e cantando nel frattempo – ci si dimentica del “traino” musicale. Tendenzialmente non è mai apprezzabile una tale caratteristica per un videoclip (la storia non identifica la musica, ma la ingloba, trasformando una canzone in riempimento musicale): il ruolo che il videoclip accetta è una solidità immaginifica che completa e non riempie la robustezza di una canzone.

Il mix visivo/uditivo è giocato in un equilibrio che deve mantenersi tale.
Attribuire velleità cinematografiche al videoclip è incoerente.

La semplicità del regista è quella di credere alla musica e onorarla senza pregiudicare la sua arte. Tanta è la fede nella musica e nei testi, che i Travis, sulla falsa riga di una combutta esistenziale, riescono a ironizzare su loro stessi quasi come i clown di un circo: la loro semplice demonizzazione risulta capace di invertire il loro ruolo pop e trasformarli in simpatici artisti (e non solo canzonieri), umani e sorpresi dal loro orgoglio. Sono cittadini che ironizzano sulla loro città, sono fotografi che riassumono metonimicamente un bosco nell’immagine di un albero.
E a proposito di liriche, quelle di Re-offender sono magicamente incancellabili:

«Everybody thinks you’re well
Everybody thinks I’m ill
Watching me fall apart
Falling under your spell

But you’re fooling yourself
You’re fooling yourself
Cause you say you love me
»

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