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cultura dell'immagine e della parola

L’arte di vivere è nel comunicare

L’arte di vivere è nel comunicare

È forse banale parlare dell’amore. Non per chi sta scrivendo e nemmeno per Miranda July. Che attraverso questo gioiellino disegnato sulla carta e poi colorato coi pastelli a cera riesce a trasmettere emozioni vere dall’inizio alla fine. I suoi personaggi sono creature tenere che cercano un rimedio alla solitudine, ennesima frustrazione del mondo. La causa dell’asetticità dell’essere umano.
È forse banale parlare di solitudine. Non per chi sta scrivendo e nemmeno per Miranda July. Che penetra e s’immerge in un microcosmo fatto di gente comune e quotidianità. Un luogo fatto come un palcoscenico, di incontri e relazioni, scontri e separazioni. Un luogo di zone buie e nascoste dove comunicare è sinonimo di sofferenza. Un blocco. Un impulso mancato.
È forse banale parlare di comunicazione. Non per chi sta scrivendo e nemmeno per Miranda July. Che fa della comunicazione la propria ossessione espressiva / evolutiva. Le dà sempre una forma diversa, che a volte è fotografia o video, a volte è teatro o radio, a volte è racconto o colore, ma con un unico obiettivo. Cioè l’essere umano. Che sembra analizzare ogni volta nella sua complessità e intimità. Perché la sensazione che si respira in questo film è proprio d’intimità. La sua comunicazione è una scelta di vita.

Il primo lungometraggio di Miranda July è tutto questo: l’immagine colorata, timida e quasi favolistica di quello che la comunicazione produce. Non solo uno scambio di messaggi concettuali, bensì un affascinante e vivace scambio / passaggio di suggestioni, emozioni, calore. Sintetizzato da tinte humour e quasi drammatiche, il dipinto sociale, romantico e a tratti perfido di Miranda July diverte e conquista perché gioca sinceramente con le vicende di personaggi bizzarri e surreali. Talmente inventati e affettuosi da incontrarli inevitabilmente con la propria immaginazione. Che è il ponte che permette al pensiero di varcare confini infiniti. La porta che si apre è quella del cinema. Un luogo attraverso il quale Miranda July comunica con il mondo.
È forse eccessivo e moralista parlare di tutte queste cose. Però il brio con cui Miranda July riesce a incollare tutti i pezzi del suo puzzle, la colonna sonora, l’intelligenza e il coraggio di alcune considerazioni / scelte, e l’ironia / amarezza che fa da sfondo alla vita, sono qualità rare da trovare in un film, soprattutto se si tratta di un esordio.

Uno dei film più belli della stagione. Perché riesce ad essere divertente e straziante, sorprendente e nostalgico, riflessivo e mai fine a se stesso. Cerniera di realtà e fantasia. Geneticamente e necessariamente luoghi dell’arte.
È forse banale parlare di arte?

Curiosità
Me and you and everyone we know ha vinto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui: Premio Speciale della Giuria al Sundance Film Festival 2005; Premio del Pubblico al Los Angeles Film Festival 2005; Camera d’oro, Settimana della critica, Gran Premio della Critica Giovane al Festival di Cannes 2005; Miglior Regista e Premio del Pubblico al Philadelphia Film Festival 2005. I cortometraggi di Miranda July (Haysha Royko, The Amateurist, Nest of Tens, Getting Stronger Every Day) sono stati proiettati a livello internazionale in luoghi come il Museum of Modern Art e il Guggenheim Museum. Nest of Tens e un’opera sonora, The Drifters, sono stati presentati alla Whitney Biennial nel 2002. Le performance multimediali di Miranda July sono state presentate all’Istituto d’Arte Contemporanea di Londra e The Kitchen di New York. Le sue storie possono essere lette sul The Paris Review e The Harvard Review, le sue performance radiofoniche su The Next Big Thing della NPR.

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