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Dispersi nell’arido deserto…della distribuzione

Dispersi nell’arido deserto…della distribuzione

Il misconosciuto Gerry è idealmente il primo film di una trilogia esistenzialista che ha riportato il regista Gus Van Sant alle produzioni indipendenti a budget modesti. Elephant (id., 2003) e Last Days (id., 2005), i due film che completano il trittico, hanno in comune con Gerry un carattere stilistico che tende al minimalismo, una estrema semplicità analitica dal punto di vista visivo contrapposta ad una ricerca approfondita di una temporalità che porta all’esplosione cronologica. I luoghi e i tempi diventano protagonisti delle tre vicende, tutte ispirate ad episodi di cronaca che vengono narrate nelle tre pellicole. L’estetica del piano sequenza celebrata nei corridoi della scuola di Elephant nasce infatti dalle interminabili inquadrature girate per Gerry sui laghi salati dello Utah, testimoni della tragica amicizia di due ragazzi che decidono di visitare un “luogo” (null’altro sappiamo della loro meta agognata) ma che deve essere raggiunto senza percorrere il sentiero dove passa normalmente la gente. La scelta di costruire una nuova via, lontana dagli altri, può essere letta come una chiara metafora del nuovo cinema di Gus Van Sant che, ispirandosi al maestro ungherese Bela Tarr (a cui il film è dedicato), cerca una nuova forma di espressione artistica lontana dai cliché produttivi americani.

Scritto a sei mani con i due attori protagonisti, Casey Affleck e Matt Damon, il film racconta l’amicizia di due ragazzi che condividono lo stesso nome nel momento in cui decidono di raggiungere un luogo, senza appunto seguire il sentiero tracciato. I due si perderanno nella boscaglia ai margini del deserto salato e cominceranno a camminare alla ricerca della salvezza attraverso le lande desolate del deserto. L’amicizia maschile viene mostrata attraverso lunghe sequenze silenziose in cui i due protagonisti camminano l’uno affianco all’altro. Splendida l’inquadratura all’alba in cui di due camminano a distanza e la camera li segue, mostrando la dinamicità di un paesaggio in evoluzione che, esteticamente, manifesta solo staticità. Gli scontri verbali, gli attimi di difficoltà, i silenzi, le urla sono un modo efficace per Van Sant di dipingere il rapporto tra due giovani (senza che ci sia una esplicita lettura omosessuale). Solo il sacrificio di uno dei due Gerry porterà l’altro alla salvezza.

Gerry è un film di rottura, difficile e contestabile. Proprio questi motivi possono spingere ad amare questa pellicola follemente (come per il sottoscritto) e, al contempo, non apprezzarla o detestarla.

Curiosità
Le musiche eteree che pervadono l’atmosfera desertica sono del compositore nordico Arvo Part, che inizialmente non erano previste essendo in progetto una colonna di soli rumori ambientali. Un cd prestato a Van Sant e portato sul set per essere semplicemente ascoltato, ha talmente affascinato i tre co-autori da voler includere i brani nella colonna sonora.

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