hideout

cultura dell'immagine e della parola

Venezia: Giorno 5 – Chéreau e Madden

Patrice ChéreauContinua a proporre film più o meno interessanti, senza mai trovare però la svolta con un vero capolavoro la Mostra del Cinema di Venezia. Le due pellicole passate in Concorso, Gabrielle di Patrice Chéreau e Proof di John Madden sono infatti discreti prodotti festivalieri, che però non emergono tra gli altri.

Il film di Chèreau, sessantenne regista Orso d’oro a Berlino quattro anni fa per Intimacy è esattamente quanto ci si possa aspettare da un’opera francese in concorso a un festival. Due persone che si ama(va)no, litigi, dialoghi, rappacificamenti, tutto all’interno di una nobile casa di inizio novecento. Consiglio a chi ami intimamente o detesti profondamente film come questo la lettura di un piacevole romanzo di un giovane autore italiano, Giovanni Boschiero. Si intitola Odio i film francesi e racconta di un ragazzo che un giorno si risveglia in un film d’oltralpe. Esilarante. Tornando a Gabrielle, tutto pare perfetto, a partire dall’interpretazione di Isabelle Huppert, finendo proprio per questo per risultare sin troppo freddo e distaccato. Chèreau cerca di innovare con tecniche di sovrimpressione, ma in fondo non è quello che serve a una pellicola come questa. Che, ripeto, è tutt’altro che disprezzabile, ma che non è probabilmente il vincitore che quest’anno serve alla Mostra.

Proof invece è un film importante per la carriera di John Madden, che nei sette anni successivi al clamoroso successo di Shakespeare in love era riuscito a dirigere solo il pessimo Il mandolino del capitano Corelli. Il risultato è appena discreto. Intendiamoci: il film funziona, i ritmi sono quelli giusti, gli attori in parte e i cento minuti passano veloci, ma usciti dalla sala si finisce per provare un inevitabile senso di vuoto. Perché i personaggi non colpiscono, Madden rimane distaccato da loro e li osserva senza incidere. Vale lo stesso discorso fatto per Gabrielle, anzi in maniera ancora più evidente in questo caso ci troviamo davanti a un prodotto medio che non sa distinguersi in alcun modo. Buona l’interpretazione di una Gwyneth Paltrow più piacevole del solito, che però non basta a reggere l’intero peso della storia. Anthony Hopkins, di cui già si parla come possibile Oscar per la parte del folle genio della matematica, in realtà ha saputo fare molto meglio in altre occasioni.

Oggi in concorso ci saranno ben tre pellicole: Mary, produzione italo americana firmata da Abel Ferrara, Romance & cigarettes, terzo film da regista per John Turturro con un cast straordinario (tra gli altri James Gandolfini, Susan Sarandon, Kate Winslet, Steve Buscemi e Christopher Walken) e il primo film italiano, I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza.

Una nota infine per un film passato nella sezione Orizzonti. Si tratta di Tutto è illuminato di Liev Schreiber, attore americano alla prima prova dietro la macchina da presa. Tratto dal romanzo omonimo di Jonathan Safran Foer, racconta di un ragazzo ebreo, interpretato da Elijah Wood, che effettua un viaggio in Ucraina alla ricerca delle proprie radici. Una tragicommedia che bilancia perfettamente risate e commozione, e che personalmente trovo la pellicola più interessante vista finora al Lido.

I film in concorso

Gabrielle
di Patrice Chéreau
*******

Proof
di John Madden
******

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»