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Renovatio? Forse, ma non del Cinema

Renovatio? Forse, ma non del Cinema

Un po’ Matrix, un po’ Minority Report, un po’ Blade Runner, The Island dovrebbe essere una riflessione su tematiche attuali come la clonazione, e al contempo antiche come il sogno umano della vita eterna: da sempre, l’uomo è disposto a qualsiasi compromesso con la propria coscienza per allontanare da sé lo spauracchio della morte, compreso farsi clonare e all’occorrenza prelevare “pezzi di ricambio” dalle proprie copie. L’idea è molto meno fantascientifica di quanto si possa pensare e il soggetto si prestava alla creazione di atmosfere per lo meno inquietanti, ma sono altri elementi a prevalere nel corso della pellicola, che nell’idea del regista Michael Bay non era un semplice film di fantascienza, ma un thriller d’azione con risvolti da dramma bioetico.
Di fatto, l’elemento predominante è quello dell’azione: scene spettacolari e rumorosissime si susseguono in maniera sempre più vertiginosa verso lo scontatissimo finale, mentre i protagonisti prendono progressivamente coscienza della realtà effettiva delle cose. Ma questo prendere coscienza è più per pura esigenza di trama che per indagare il lato oscuro della vicenda: la tematica del “doppio” è a mala pena accennata, il rapporto purezza/corruzione non è che una casualità, il discorso di una memoria biologica e psicologica dei cloni resta in superficie. Solo abbozzato anche il tema dell’onirico: gli incubi del protagonista danno inizio alla vicenda, ma così come sono comparsi, svaniscono. Molta carne viene messa al fuoco nella prima parte del film, ma quasi nulla trova uno sviluppo coerente, e nel finale risulta evidente che al regista non interessa dare risposte alle domande poste all’inizio.
Peccato, perché la sceneggiatura contiene idee, se non originali, comunque interessanti: la Lotteria, per esempio, poteva essere efficace metafora di una condizione umana in cui l’Eden promesso e tanto agognato (l’Isola, appunto) non è che una bella menzogna messa in piedi e diffusa da Qualcuno, per nascondere l’orribile verità della morte e dell’impossibilità di capirne il Perché. Meglio concentrarsi su altro e lasciarsi trascinare dagli eventi, deve aver pensato Bay, che ci offre venti minuti di inseguimento ad altissima velocità in stile Mission Impossible II, e un finale in cui l’umanità sofferente (clonata) viene liberata (!), non senza l’aiuto di un Big-Jim nero convertito all’humana pietas. Finale che, tra l’altro, assomiglia tanto a quello di Io, robot.
Non sono di grande aiuto gli attori: McGregor ci prova, la Johansson nemmeno quello. Per l’Umanità, anche quella non clonata, l’unica via d’uscita sembra essere la Fuga…

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