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cultura dell'immagine e della parola

Curve ok, e poi?

Curve ok, e poi?

Sulle prime, leggendo il titolo del film, la mente corre verso le immagini porno – soft da cineteca di una pellicola che se la prende con femmine sempre più androgine e spigolose. Si scoprirà più tardi che non di sola critica si tratta ma di vera e propria propaganda e che per fortuna non c’è nulla di porno – soft. Indugiando poi sulla locandina, il pensiero sorvola l’ipotesi di un tentativo di emulare il successo del Grasso grosso matrimonio greco in una commedia esilarante e burlona basata sulla comune sfera semantica dell’adiposità. Nulla di così spiccatamente umoristico si vedrà. E’ dunque veramente un filmaccio come si vocifera negli ambienti snob? In realtà no, perché ha almeno il merito di investigare in modo (para)documentaristico la vita della comunità ispano americana nell’altra Los Angeles riuscendo, almeno in questo, a ricordare l’allegra attenzione per le minoranze del matrimonio greco. Non Lontano da Beverly Hills, dove ragazzi palestrati con i capelli ingellati all’insù baciano ragazze biondissime con extension e corpi statuari che conosciamo per nome grazie ai serial TV, vivono le persone “vere” del film. Una famiglia di quelle con mamma, papà, nonno (che non si capisce perché ma è l’unico non ispanico della casa); due figlie. Intorno a loro una marea di immagini di santi e madonne, amuleti, portafortuna, proverbi, usi, costumi e abitudini tradizionali. Nessuno, tranne il nonno, è lontano dal quintale e tutti lavorano per mandare avanti la famiglia. Il padre, camicia a scacchi e cappello da cow boy è giardiniere, la mamma e la figlia maggiore sono impegnate nella piccola sartoria di famiglia, con il costante problema di far quadrare il bilancio. Ana dà una mano ma non ha ancora deciso che fare e si scontra in continuazione con i pregiudizi e i costumi della madre. La prima è istruita, realista ed esuberantemente adolescente, la seconda ama il pettegolezzo, le telenovelas e la cultura popolare dei proverbi, diffida di medici e professori, è possessiva e autoritaria in famiglia, superstiziosa ma per niente cattiva. E’ lei il vero capo famiglia, non il mite marito e semplicemente pensa che l’unica risorsa di una donna sia la propria verginità e insiste perché le figlie curino la propria esteriorità almeno fino al necessario matrimonio. Ana però si piace cosi, diciamo, formosa e il suo nuovo fidanzato (un bravo ed esile compagno di scuola) è d’accordo con lei e naufraga ipnotizzato sulle enormi forme. Il climax si tocca quando le 2 sorelle si denudano in compagnia di altrettante colleghe per confrontare i rispettivi fisici: un crescendo da sinistra a destra di allegra energia. Tutto bene, le magre sono tristi è vero, la società dell’apparenza è una vuota vergogna ma ricordiamoci almeno che pesare troppo può dare un sacco di problemi di salute.Insomma, non si può certo dire che il film sia bello ma dopotutto è curioso; gli interpreti ce la mettono tutta e, osteggiati da un vergognoso doppiaggio, non si riesce proprio a maltrattarli, sarebbe una cattiveria portata a delle brave persone e ai loro personaggi simpatici e senza colpe.Facciamo quindi gli auguri ad Ana che, emancipata, convince la famiglia a lasciarla andare a studiare a New York con una borsa di studio.

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