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Niente di nuovo dalla Norvegia

Niente di nuovo dalla Norvegia

“Non volevo fare un film sulla psichiatria, ma sulla possibilità di superare dei problemi attraverso l’amicizia e la solidarietà”.
In questa frase del regista Petter Naess sta l’essenza di tutto il film. Elling infatti è una commedia a tutti gli effetti: per il ritmo, la scrittura, la regia e il ritratto dei personaggi. Se dei dubbi sulla fisionomia della pellicola possono insorgere all’inizio della vicenda, quando i due protagonisti si ritrovano soli in una casa in città e sono alle prese con le loro ansie e le loro paure, presto si dissipano perché il tono si fa sempre più leggero e si capisce che il film prende la direzione della commedia.
Il regista non sembra volersi soffermare sul disagio di due persone con problemi mentali ma piuttosto sul rapporto che s’instaura tra loro e su quello che essi pian piano instaurano con il mondo circostante. Il film infatti è costruito con pochissimi primi piani, che avrebbero certamente messo in risalto maggiormente gli stati d’animo o di malessere (in quetso caso) dei personaggi e lo stile della regia risulta quindi poco invadente e marcato, “non volevo fare in modo che il pubblico sentisse la presenza della cinepresa”, parole ancora di Naess.
Come già detto, il regista non cerca lo scandaglio delle patalogie di Ellig e Kjell Bearne, ma si limita piuttosto a fare di loro due caricature, quasi due macchiette, così diverse tra loro da compensarsi: il primo è minuto, nevrotico, metodico e ama la poesia; il secondo ha una corporatura enorme, è disordinato, sporco, ingenuo ed ama i lavori manuali. Insomma, due tipici ritatti da commedia.
Nonostante il film provenga dalla Norvegia, non ha nulla quindi a che vedere con il cinema Dogma e con Von Trier, anzi si pone, sia a livello stilistico che di contenuti, su un versante che si potrebbe definire diametralmente opposto avvicinandosi sicuramente alla commedia hollywoodiana in tutto e per tutto (l’happy end non manca…).
Ed è proprio in questo che il film sembra deludere maggiormente: il risultato finale è quello di una commedia dei buoni sentimenti piuttosto banale e scontata, in cui alla fine sembra tutto un po’ troppo facile. Il messaggio del regista voleva essere di speranza e ottimismo, e su questo non ci sono dubbi, ma avrebbe forse potuto soffermarsi maggiormente sulle difficoltà dei suoi due personaggi principali, rendere la situazione un po’ più complessa invece di far scivolare il film verso un lieto fine scontato con gita al mare e festa collettiva tra champagne e abbarcci.
Insomma qualcosa di già visto che non sembra poter aggiungere nulla di nuovo e particolarmnete originale al genere in cui si colloca.

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