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Dietro le facce dell’indifferenza

Dietro le facce dell'indifferenza

Il trattatissimo tema del dramma ebraico legato alla soluzione finale hitleriana, apre una finestra sulla Francia occupata del governo Pétain. E per quanto la storia sia conosciuta, non ci si finisce mai di sorprendere ripercorrendo le vicissitudini così drammaticamente autentiche che hanno toccato la vita di migliaia di uomini e donne.
Il signor Batignole (Gérard Jugnot) è un pacato salumiere parigino che sopravvive sfruttando il mercato nero e la fame dei compaesani senza porsi troppi interrogativi sulla congiuntura politica. Assiste perciò passivamente all’arresto della famiglia del proprio medico e vicino di casa ebreo, di cui finisce per occupare l’appartamento. Se il genero collaborazionista e l’avida moglie lo spingono verso vantaggiose ma compromettenti amicizie con alti funzionari tedeschi, Batignole si trova senza volerlo a dover risolvere il problema di Simon, fuggiasco primogenito del vicino di casa e delle sue due cugine, in cerca della salvezza in Svizzera. E benché schivo e insicuro se ne assumerà la responsabilità.
Emerge così la gratuita spregiudicatezza calcolatrice e frustrata del collaborazionismo, vissuto come possibilità di emancipazione di fronte ad un inevitabile fallimento personale anche se in contrasto con l’interesse nazionale e del tutto sconosciuto al buonsenso.
Emerge l’indifferenza della massa della popolazione, più interessata a tirare avanti che effettivamente consapevole di ciò che direttamente o indirettamente si sta perpetrando.
Emerge la solidarietà, o ciò che ne resta, di chi non fa molto ma fa quello che può, e spesso è tanto.
Il nostro salumiere, nel suo percorso interiore, riesce attraverso l’affetto spontaneo che può emanare da un bambino (colto e spesso fin troppo intelligente) a passare dal sospettoso distacco di chi si fa gli affari suoi ad immedesimarsi nella persona del padre deportato di Simon dichiarandosi lui stesso ebreo.
E quando si trova davanti il confine elvetico il dubbio dura un attimo: ormai lui stesso è un estraneo per la sua vita precedente.
Tensione sempre palpabile nonostante l’intermezzo di divertenti gag, ritmo sostenuto, cinema concreto e ben fatto.

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