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cultura dell'immagine e della parola

God Bless America: la vendetta dell’uomo catodico medio

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«Vorrei essere un inventore super geniale, così da poter trasformare un telefono in un dispositivo esplosivo innescabile digitando il numero di American Super Stars. La batteria potrebbe esplodere lasciando un segno sulla faccia. In questo modo potrei sapere con chi evitare di parlare ancora prima di parlarci. Potrei guardarli e dire: No, tu non dirai niente che possa dare più valore alla mia vita». In questa battuta sta tutto il senso di God Bless America: una spietata satira verso la cultura a stelle e strisce per come è stata plasmata da sessant’anni di tubo catodico. Spietata è la parola più indicata, perché la strategia che Frank, il protagonista, attua per combattere uno stile di vita che non condivide, è semplice e immediata: uccide i personaggi televisivi da lui più odiati.

Alcuni hanno criticato questo film per il rischio di emulazione rispetto alle azioni di Frank. In realtà tutto il tono di God Bless America utilizza i toni del grottesco, dichiarano apertamente la sua assurda inattuabilità. Si ride così della morte dei più strampalati personaggi televisivi (e non solo), mentre i momenti più inquietanti dipingono il modo in cui i comportamenti delle persone comuni sono stati traviati dal consumo televisivo: la moglie di Frank che vizia la figlia, il capo che lo licenzia per aver fatto la corte a una collega, e così via. Già condannati senza nemmeno rendersi conto: saranno risparmiati dalla vendetta di Frank?

God Bless America si inserisce in quel filone di commedie nere in cui l’uomo medio si erge a vendicatore, che in Super (2010) ha forse l’esempio più interessante. Qui però la satira è più pungente, fino a perdere del tutto gli elementi realistici.  D’altra parte il regista è un famoso cabarettista satirico in America, e la sua lingua tagliente, l’elemento migliore del film, si riconosce negli inconfondibili monologhi (impedibile quello su Diablo Cody). Bravi in tal senso gli attori, che non esagerano con la stereotipizzazione dei personaggi: Joel Murray, che ricordiamo in Dharma e Greg e Mad Men, e Tara Lynne Barr alla sua prima prova da protagonista.

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