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Miami vice vent’anni dopo…Il Nuovo Mondo

Miami vice vent’anni dopo…Il Nuovo Mondo

Sonny “dalle mille passioni” Crockett e Rico “l’inafferrabile” Tubbs ritornano.
Nuovi attori: Colin Farrell e Jamie Foxx. Nuovi abiti: un american stile elegantemente mescolato a echi del passato, a noi ben noti.
Micheal Mann, ieri produttore e oggi regista, ci racconta con forza, ancora una volta, la sua Miami targata 2006: un Mondo “sotterraneo” e sempre più globalizzato popolato di spacciatori di grosso calibro, una rete criminale altamente informatizzata controllata da boss manageriali, armi di ultima generazione, nuove droghe sintetiche e cocaina a tonnellate.
I cattivi dall’occhio bovino incarnano con sguardo gelido e volontariamente inespressivo il male contemporaneo: l’indifferenza.

Due detective sotto copertura, Sonny e Rico: funamboli della giustizia su una linea sempre più sottile, il confine tra ciò che è retto e la vendetta, torce che illuminano zone d’ombra, macchine che estirpano il “problema” dalla radice, uomini dai mille talenti che vivono di istinto e sangue freddo, uniche armi – a eccezione dei fucili – a disposizione di chi vuole sopravvivere.
Passioni, cedimenti, inganni. Tracollano le nitide contraddizioni anni ottanta, nascono nuove figure, più indefinite, dure. Pochi i rimorsi, poco chiare le conseguenze, solo una “sporca” realtà, nuda e cruda.
Lo spirito del ventunesimo secolo si fa sentire, prendendo le distanza dal telefilm, mantenendo tuttavia eleganti tratti di comunanza. Sonny, passionale come sempre, si innamora del male più griffato che ci sia: Gong Li, la bella e triste signora dai talleur perfetti. Un amore impossibile, prepotente, forte, come sempre in Miami Vice.
Perfetta è la scelta del cast, personaggi attuali che, pur riadattati a questo nuovo Mondo, conservano il dolce sapore dell’antico.
Abbandonati gli scorci color pastello e le scritte al neon, tratti tipici di una South Beach anni ottanta, Miami si rinnova: nuovi grattacieli, trasparenze, vetrate altissime da cui ammirare estasiati l’estetica dei tropici. Un gusto evoluto e verticale, Ferrari scure, off-shore e aerei che sfrecciano velocissimi in una città patinata fatta di colori argentei, vividi giochi di luce, riverberi dorati in elegante contrasto con una natura dai toni caldi ed esotici.

Una capacità unica, quella di Micheal Mann, pioniere delle riprese ad alta definizione. Quella di raccontare l’anima di una città dal ritmo inarrestabile dove notte e giorno si abbracciano in un susseguirsi di azioni, luoghi, vite.
Riprese veloci, improvvisi scatti fotografici, visioni sgranate e per contrasto satinate, musiche dal ritmo lento che irrompono, assieme al suono delle pallottole, come uragani nella scena. Un equilibrio sottile e elegante che sorregge perfettamente più di due ore di film. Un soggetto originale, una regia scattante e una colonna sonora d’eccezione garantiscono la riuscita, altrettanto i personaggi, intensi e ben studiati. Solo la trama, in qualche punto, mostra delle piccole crepe… pusillanimità perdonabile.
Un buon ritorno per Mann, un grande ritorno per Miami vice.

Curiosità
Le riprese ad alta definizione, utilizzate per la prima volta da Mann in Collateral (id., 2004), consentono una profondità di campo e un sistema di esposizione dei riflessi capaci di creare un effetto multidimensionale. L’obiettivo è quello di consentire al pubblico di vedere come la luce colpisca l’acqua e le persone, come tutto sia ricco di colore e vivido.

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