hideout

cultura dell'immagine e della parola

Il baseball fuori campo

Il baseball fuori campo

Si può competere nella lega professionistica americana di baseball senza un budget per il mercato all’altezza delle altre grandi squadre? Sì, con la forza di un’idea rivoluzionaria. Billy Beane, ex giocatore diventato manager degli Oakland’s Athletics, la trova grazie a un giovane laureato in economia. La sua teoria è chiara: la scelta dei giocatori da ingaggiare si fonda sulle statistiche. Leggere i freddi numeri e interpretarli permette di trasformare i professionisti più sottovalutati in campioni e di regalare un sogno ai tifosi. Così si cambiano per sempre le linee guida dei talent scout americani.

La vera domanda che si è però probabilmente posto il regista di L’arte di vincere è un’altra: si può fare un film sul baseball stando sempre fuori dal diamante verde? Sì, si può. Niente palle curve, fuoricampo, strike e basi rubate. I bersagli verso cui Bennett Miller punta la macchina da presa sono altri: sedie scagliate per un errore, superstizioni che impongono di girare in auto al largo dallo stadio ed essere informati via sms sul risultato, cartelloni e volti sugli spalti, reazioni nello spogliatoio a fine gara, domande spietate delle giornaliste televisive. Si scoprono così le dinamiche di direzione di un club e si riflette su temi quali le difficoltà che emergono dal seguire fino in fondo le proprie scelte e il coraggio necessario per cercare di cambiare il pensiero generale. Il risultato è avvincente e capace di tenere il fiato sospeso fino all’ultimo inning. Ancor di più ciò riguarda i tanti italiani che probabilmente non conoscono la storia vera degli Oakland’s Athletics.

Brad Pitt sguazza alla perfezione nei panni di Beane, offrendo una prova convincente, fisica, figlia probabilmente anche di un ricco lavoro su gesti, sputi, mangiate compulsive e posture. Sulle sue spalle e sui dialoghi scritti da Aaron Sorkin (già impeccabile nella scrittura di The Social Network) il film cresce e conquista il coinvolgimento del pubblico. Jonah Hill, paffuto e nerdosissimo Google Boy, è l’azzeccata metà di un tandem vincente.

Curiosità
Il progetto era stato inizialmente affidato a Steven Soderbergh che contattò Brad Pitt. Paul DePodesta (il reale assistente di Beane) ha collaborato durante la realizzazione del film, ma il personaggio che lo “ricalca” nel film ha il nome finto di Peter Brand (si vocifera perché reso troppo nerd…). Spike Jonze fa una comparsata nei panni del partner della ex moglie di Beane.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»