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Tower Heist – Colpo ad alto livello: lotta di classe ad alta quota

Lotta di classe ad alta quota

Da I soliti ignoti di Mario Monicelli alla saga di Ocean’s, il cinema ha sempre dimostrato grande simpatia nei confronti dei “caper movie”, ovvero di quei film in cui un gruppo di personaggi, tra loro diversissimi, si unisce per portare a termine un super colpo (leggasi furto) e cambiare radicalmente la propria fortuna. Se poi all’impresa si aggiunge anche un fine superiore, che sia la vendetta o, più romanticamente, il rubare ai ricchi per sfamare i poveri, ecco che l’azione assume una dimensione decisamente eroica.

Eroici sono i protagonisti di Tower Heist: una banda di Robin Hood il cui scopo è recuperare i fondi pensione di tutti i dipendenti del residence, fondi presi e investiti da Arthur Shaw, il proprietario della Torre. Questi non potrebbe essere “cattivo” peggiore, non solo in quanto coinvolto nel crack finanziario che ha gettato sul lastrico i suoi dipendenti, ma anche in quanto appartenente a quella categoria di ricchi che marcano la differenza tra loro e le “classi subalterne” non con l’arroganza, bensì con un’apparente simpatia e gentilezza; quella stessa simpatia che Shaw ha nutrito per Josh Kovacs, vittima tra le vittime del furto (è stato lui, infatti, ad affidare i fondi pensione dei dipendenti a Shaw) e, proprio per questo, leader predestinato nella riscossa finale.

Piani impossibili, inseguimenti folli, fughe per scale e ascensori infiniti: non mancano in Tower Heist tutti gli ingredienti di un buon film d’azione Hollywood-style. Questa pazza impresa di una gang che ricorda, più di Ocean e la sua banda, i simpatici squattrinati di Monicelli, ambisce a dare anche un messaggio di tipo sociale. Il colpo di Kovacs, infatti, altro non è che la vendetta di quella classe operaia messa in ginocchio dal crack delle banche, ridotta sul lastrico da una finanza malata, fiduciosa di un sistema che continua a permettere ai colpevoli di farla franca. Manca, ovviamente, nel film di Ratner una critica degna di questo nome: dopo tutto, si tratta di una commedia e la presenza di Ben Stiller ed Eddie Murphy sono una sorta di garanzia per la risata spensierata. Solo nel finale il film sembra volerci ricordare che quello appena visto non è che un grande spettacolo e che i buoni, in verità, vincono per davvero solo al cinema.

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