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cultura dell'immagine e della parola

Per qualche euro in più

Per qualche euro in più

E’ la stessa protagonista, interpretata dal corpo esile e fanciullesco di Deborah François, che inizia il suo racconto-denuncia con un’intervista. La storia, quella di Laura D., tratta dal romanzo dell’omonima [/itaic]Mes chères études, e trasposto per la tv dalla regista ed attrice Emmanuelle Bercot, è dunque vera.

La testimonianza di una singola si fa parabola discendente di una generazione, che cerca disperatamente di sopravvivere dentro la nostra società consumista. Il corpo di Laura è il simbolo di un sacrificio voluto, o implicitamente destinato: membra esili, diafane, eppure non del tutto innocenti. L’evoluzione adolescenziale è vista come una tappa obbligata, meccanica, troppo rapida per essere bene assimilata: non abbiamo di fronte un corpo sviluppato, la maturità non è stata ancora digerita. Le presenze inquietanti e deviate che cercano di soddisfare le proprie perversioni, sono dipinti senza colpevolezza, ripugnano e basta, ma non c’è cattiveria, sono solo figli della stessa epoca di Laura. Tra le loro mani il corpo adolescenziale diventa oggetto di consumo di massa, perde la sua essenza. La regia della Bercot, che già a questi temi si era avvicinata dipingendo il rapporto tra una trentenne e un tredicenne in Clement, usa il corpo dell’attrice Deborah François per seguirlo nel suo pallore puberale, contrastandolo con il cupo colore delle stanze d’albergo, che fa diventare giocattolo sado-masochista da sexy-shop, che umilia spogliandolo progressivamente del suo candore. La personalità di Laura manca di spessore, forse volutamente rimane in superficie, e gli altri personaggi, fatta eccezione per il suo primo “malfattore”, sono sequenze scabre di uomini disperati.

La denuncia, nonostante il vietato ai 18 imposto dalla censura in Italia, non è cruda e spietata, ed è comprensibile visto l’iniziale destinazione come prodotto televisivo del film. Nello sviluppo del testo mancano dei punti di svolta radicale, delle immagini cariche di pathos, sembra insomma di percorrere un ricordo ormai quasi sbiadito. D’altronde è una storia vera, per quanto fictionalizzata, e l’adolescenza Laura D. l’ha superata, come la sua generazione è soltanto una ragazza che ha cercato di perseguire le sue ambizioni. In una delle ultime scene, come postilla, un agente immobiliare sorpreso nota: “strani voi giovani, grandi ambizioni e mezzi ridotti.”

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