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Sherlock Holmes alla corte del Celeste Impero

Sherlock Holmes alla corte del Celeste Impero

Una donna ambiziosa e spietata che si accinge a diventare la prima imperatrice della Cina; una colossale statua del Buddha che custodisce sigilli da non infrangere; morti inspiegabili dovute forse a un assassino, forse a una maledizione: questi gli elementi che danno il via all’ultima opera di Tsui Hark. Un film, quello del regista di Hong Kong, che merita l’appellativo di kolossal per il cast di star orientali che vi fanno parte (in primis Andy Lau, Carina Lau e BingBing Li); per la grandiosità delle ambientazioni, dei costumi e degli effetti speciali (in realtà, i primi due sono decisamente kitch); per la storia che, con un riuscito mix di azione, suspense, intrigo e comicità, riesce benissimo a catturare l’attenzione e l’interesse dello spettatore.

Proprio l’aspetto della trama merita qualche parola in più: lontano dall’aver girato un mero blockbuster, Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma è davvero un film giallo ben confezionato, con una storia diretta quasi “alla vecchia maniera” che caratterizza questo genere. Abbiamo infatti un degno detective, Di Renjie, che al pari di uno Sherlock Holmes vissuto nell’antica Cina riesce a mettere in campo tutto il suo acume, la sua intuizione e la sua esperienza per risolvere un caso intricato e difficile. Come ogni detective che si rispetti, anche l’ex oppositore dell’imperatrice Wu Zeitan (una Carina Lau che ingrana il giusto cipiglio lungo tutta la durata del film) può contare sul supporto di alcuni validi assistenti: Jing’er, guerriera fedelissima alla sovrana; l’ambiguo Pei Donglai; Donkey Wang, medico più simile ad uno stregone. I quattro portano a quell’unione perfetta tra ragion logica e magia, controllo e forza necessari a risolvere il caso.

Pur non brillando per l’originalità, nulla in questo film è scontato, incluso il finale “politicamente corretto” (nella logica della ragion di stato, non certo per quelle dell’etica) in un’opera dove la realtà storica (l’imperatrice Wu è realmente esistita) è soprattutto la cornice spettacolare di una vicenda fantastica. Film, quello di Tsui Hark, che sarebbe potuto benissimo essere l’ennesimo minestrone di generi diversi (wuxiapian, giallo, film in costume, d’azione, romantico) e che invece si traduce in un “piatto” gustoso sia per la mente dello spettatore, intrigata e coinvolta da una trama appassionante, sia per la vista, coccolata da combattimenti dalla complessa coreografia e piroette antigravità. Non un capolavoro, ma un film piacevole: dopo tutto, dal regista che è stato definito lo “Spielberg di Hong Kong” potevamo forse aspettarci di più, ma non di meno.

Curiosità
Il film ha concorso alla 67 Mostra del Cinema di Venezia.

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