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cultura dell'immagine e della parola

I diari della carrozzina – Giorno 4 e 5

Alcuni tangueros impegnati in una milongaIl quarto giorno di festival si sveglia umido per una leggera ma insistente pioggia autunnale, nulla di insolito a queste latitudini dove le stagioni sono ribaltate. La temperatura è scesa notevolmente ma poche gocce non ci fermano nella missione odierna: la perlustrazione e scoperta di uno dei barrios più famosi della città, La Boca. Chiunque abbia un minimo di nozioni calcistiche conosce la fama del Boca Junios, del suo mitico stadio a catino chiamato La Bombonera e il calore fanatico della curva 12, da tutti considerato il dodicesimo uomo in campo per la squadra di casa. A fare gli onori del quartiere si presenta la signora Rosaria, un metro e cinquanta di chiare origini italiane fasciata da una maglia giallo e blu, come a ribadire che per lei la La Boca è il suo mondo. Rosaria ci mostra tutte le facce di un quartiere che racchiude anime differenti, da angoli poverissimi e degradati come nel più arretrato dei paesi del Caribe, fino a case atelier di artisti del riciclo che da un garage per autobus hanno ricavato un loft da togliere il fiato al più modaiolo dei designer milanesi. All’ombra della Bombonera vivono contraddizioni incredibili, trappole per turisti (splendide in cartolina) come il Caminito ma che ti assalgono con finti spettacoli di folklore, sosia di Diego Armando Maradona con cui fare una fotografia ricordo e infiniti negozi di souvenir argentini e gadget del Boca. Guai a dire che sei del River Plate da queste parti. Il Caminito è in realtà ciò che resta delle vecchie abitazioni e dei magazzini portuali, il percorso sicuro dedicato ai turisti armati di ogni tipo di macchina fotografica è circondato da un dedalo di strade che a Napoli definirebbero sgarrupate. A pranzo veniamo ospitati dall’Unione de las Madres, un’associazione che lavora nel quartiere per animare e migliorare le condizioni di vita dei ragazzi, spesso poverissimi, che vivono da queste parti.

Il quinto giorno sia apre con un impegno istituzionale, accompagnamo la delegazione del Festival dell’Handicap e dei Diritti Umani di Avezzano all’ICE, l’istituto del commercio estero italiano a Buenos Aires. L’incontro ha come scopo quello di creare relazioni per una cooperazione concreta e lentamente si trasforma fino a diventare un discorso sui massimi sistemi che prevede un piano venticinquennale per modificare radicalmente la cultura argentina in tema di disabilità. Un lavoro necessario per una città come Buenos Aires che ancora oggi non possiede una sensibilità che in altre culture sarebbe data per scontata. Si pranza poi con Julio Santucho, presidente dell’associazione che organizza il festival argentino e poi una rapida visita all’Università del las Madres, luogo di incontro per le madri della Plaza di Mayo e per lo studio e la memoria della tragedia dei desaparecidos. Ci dividiamo per prendere il taxi in direzione San Telmo, Andrea è fortunato mentre Carlo trova un autista che lo porta a Palermo, dall’altra parte della città. Ringraziando la sorte, si gode quasi due ore di traffico sulle arterie principali della città, ormai certo che gli autisti siano sempre pronti a proporre giri panoramici pur di non scegliere la via più breve tra il punto di partenza e quello di arrivo. Alle 17 scappiamo in direzione del “Casal de Catalunya” dove parteciperemo alla Master Class condotta da Carles Bosch, documentarista candidato al premio Oscar con il film Balseros e in concorso oggi con un documentario dedicato all’altzheimer. Quattro ore intense e particolarmente difficili anche per via dei nostri innegabili problemi con la lingua, ma è pura suggestione. Bosch espone idee molto chiare sull’etica con la quale gira i suoi film. Con il procedere della charla sentiamo di condividere le basi del suo credo: semplicità nel racconto, verità davanti a tutto e cronologia degli avvenimenti come base da cui partire per raccontare la vida.

La giornata termina in una milonga tra tangueros, panadas e birra argentina. La passione per il tango in argentina è pari solo a quella per il futball. Sulle note di Astor Piazzolla coppie di ogni età si muovevano sinuose e sensuali sulla pista da ballo, sotto gli occhi estasiati e un pizzico invidiosi del pubblico in sala che non ne conosce i passi e i segreti. Per ora. Nella lunga camminata notturna verso l’albergo ci spieghiamo il motivo per cui le strade cittadine la sera si riempiano di rifiuti. E’ il fenomeno dei cartoneros, persone delle classi più povere che rovistano tra l’immondizia alla ricerca di materiale da riciclo. Il risultato di questa singolare forma di raccolta differenziata è un maleodorante tappeto di sporcizia e rifiuti che, loro malgrado, un esercito di spazzini raccoglie dopo il passaggio di questo silenzioso popolo della notte. Ma è solo una delle mille contraddizioni di questa metropoli, forse quella che lascia maggiormente l’amaro in bocca.

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