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Una parentesi fiabesca per sognatori disillusi

Una parentesi fiabesca per sognatori disillusi

Riedizione in chiave iper-moderna della fiaba La bella e la bestia dei fratelli Grimm, il secondo film di Daniel Barnz dopo il magico Phoebe in Wonderland è tanto inverosimile, quanto para-digmatico. Le reclute del film sono due volti visti di recente in sala: quello di Alex Pettyfer, pro-tagonista dello sci-fi Io sono il numero quattro (D.J. Caruso, 2011) e quello della ex-fiamma di Zac Efron, Vanessa Hudgens, reinventata in stile “aggressive” in Sucker Punch (Zack Snyder, 2011). Con Beastly lo spettatore è catapultato all’istante nel mondo glamour e patinato del bello e strafottente Kyle, al suono della ritmata canzone Vanity di Lady Gaga. La scenografia è asettica, caratterizzata da linee nette e squadrate; i colori sono tanto accesi e decisi, quanto finti e prepo-tenti; i costumi ci danno l’idea di un vuoto snobismo che bada solo all’apparenza – come nella vita sociale, così nella vita privata.

Quando però Kyle diventa vittima di un sortilegio che pare tanto una pena del contrappasso tutto cambia: le linee e i colori puliti lasciano il posto a sfumature e ad architetture classiche o persino grezze, della vita per strada. Anche l’abbigliamento del protagonista diventa casual. Lo spettatore è guidato per mano, anche attraverso i sensi, a immedesimarsi nel nuovo Kyle, trasformato nel quasi alieno Hunter; è portato a empatizzare con lui, a soffrirne le pene, a gode-re dei suoi piccoli successi e a sorridere dei suoi maldestri tentativi di miglioramento. Un aiuto non da poco ai fini del processo empatico è dato dall’entrata in scena dell’ironico insegnante pri-vato di Hunter, interpretato dal simpatico (anche se poco versatile) Neil Patrick Harris, dal set della TV-series E alla fine arriva mamma!. Un insegnante un po’ particolare, perché cieco. Passo dopo passo lo spettatore sperimenta il passaggio dal mondo “reale”, in quanto “esteriore”, al mondo “fantastico”, in quanto “interiore”, dove esistono sia luci che ombre e dove tutto è possi-bile; dove il girato si mescola armoniosamente alla computer graphic; dove i sentimenti hanno la meglio sulle parole e dove i sogni diventano realtà. È un regno, però, con durata a termine, che può disintegrarsi da un momento all’altro come la carrozza di Cenerentola. Ed è questa deadline che permette al film di darsi un inizio, uno sviluppo e una fine che coincide con il raggiungimento dell’obiettivo entro i termini prefissati.

Sebbene l’incipit della pellicola porti facilmente il pubblico a costruirsi il pregiudizio che Beastly sia l’ennesima trovata commerciale per adolescenti piena di cliché e di squallide battute stereotipate, il resto del film cambia drasticamente direzione. Ed effettivamente il mood del lungometraggio non è dato dalle sue prime, poche sequenze, bensì da quello che ne consegue. Un lato interessante e peculiare di Beastly è il suo romanticismo poco sdolcinato, non edulcorato, quasi coi piedi per terra verrebbe da dire, nonostante la fantasia abbia la meglio su una de-scrizione realistica delle vicende. È un romanticismo da fiaba, più simbolico che reale. Un romanticismo alla Pretty Woman (Garry Marshall, 1990) che non guasta mai e che viene prontamente e scherzosamente messo alla berlina dal personaggio interpretato da Neil Patrick Harris. La storia di Kyle è una parabola regolata da un sano e positivo didatticismo, che mette sotto accusa l’imperante idolatria del bello, la cura dell’immagine a discapito del contenuto – vale a dire tutto ciò di cui è fatta la cultura contemporanea, a partire dalla fiction fino alla vita sociale, che ne è spesso il riflesso. Beastly sprona il pubblico a tornare all’ingenuità primordiale, al sentimento puro, privo di retrogusti amari. Ed è proprio questo che va apprezzato in esso. Il film di Barnz colpisce al bersaglio chi ha messo da parte le utopie per adattarsi alle regole imposte dalla società. È una boccata d’aria fresca, una parentesi sognatrice in un mondo che pare sempre più avere perso la rotta. Un film dove le cose non sono come sembrano. Sopportate il primo quarto d’ora, per assaporarvi tutto il resto.

Curiosità
I produttori hanno dichiarato che per il ruolo di Kyle cercavano un giovane attore che ricordasse Robert Pattinson.

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