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Schegge da Cannes: Hearat Shulayim

Joseph Cedar sul red carpet della CroisetteMettete insieme padre e figlio, entrambi professori universitari un po’ eccentrici, e una rivalità agrodolce che per diversi tratti fa divertire anche se con un retro gusto un po’ amaro. Si potrebbe riassumere così Hearat Shulaym (Footnote), pellicola presentata oggi in concorso, del regista israeliano Joseph Cedar, una storia che alla fine però non convince del tutto i molti giornalisti presenti all’anteprima stampa.

Da un lato come detto un padre, pignolo, taciturno, abitudinario, che dopo anni di ricerca e di lavoro sul Talmud, uno dei testi sacri per eccellenza dell’Ebraismo, si vede assegnare l’ambito premio d’Israele, onorificenza concessa una volta all’anno a un personaggio di spessore del proprio Paese. Ma la comunicazione (erroneamente fatta da una segretaria del premio) non è affatto per lui, bensì per il figlio, istrionico, ma molto scrupoloso, da poco entrato come membro onorario del Museo dedicato alla Letteratura ebraica, che a questo punto ha il compito di non svelare l’errore al padre, ma anzi di improvvisare il giudizio dell’organizzazione, cercando di rimediare il più possibile.

Da quel momento la pellicola ha dei momenti brillanti, che alternati a un umorismo yiddish sempre pungente e spiritoso, la rendono gradevole e scorrevole, ma troppo poco per un film di quasi due ore che in molti tratti si “appoggia” su una narrazione scontata e “stopposa”. Per un autore come Cedar, un film decisamente al di sotto delle aspettative.

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