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Nome da memorizzare quello di Stuart Hazeldine, alla prima prova da regista in un lungometraggio (che ha anche scritto e prodotto), ma da molti anni nel mondo del cinema, ennesimo “prodotto” della vivace industria cinematografica inglese che continua a sfornare talenti.

In Exam, pur con molta tensione e qualche momento palpitante, non c’è né terrore né sangue. A parte la bizzarria del contesto non c’è nessuna minaccia, di morte o sofferenza fisica di alcun genere. E’ soprattutto un giallo-rebus, la ricerca di una soluzione attraverso l’analisi delle poche parole dette dal Selezionatore: c’è una talpa? qual’è il vero scopo del test? Domande che si insinuano in continuazione. Insieme al giallo cresce, durante le vicende, la comprensione che la storia è ambientata in un pianeta, la Terra, che sta vivendo una pandemia gravissima. Loro, i candidati, stanno partecipando ad una selezione per un posto proprio nell’azienda farmaceutica che è la sola depositaria e produttrice del farmaco in grado di inibire il virus letale che è causa della pandemia. E qua, a questo punto, è bene fermarsi per evitare spoiler.

Siamo di fronte a un film girato completamente in interni che mostra, di fatto, un esperimento sociale su esseri umani. La mente va subito a opere come The Experiment o il più recente Stoic, che, seppur molto diverse da Exam, hanno fatto la breve storia di questo genere. Non siamo a quei livelli, ma il film è sicuramente meritevole, compreso il finale, eccezionale per correttezza logica e per il messaggio, umano e scientifico, che porta con sé.

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