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Chiuso il Festival del Cinema Africano 2011

Una scena dal film vincitore del premio principale, The NeighborUn bagno di folla nei cinque cinema coinvolti, alla Casa del Pane di Porta Venezia e in tutti gli altri spazi della manifestazione: la ventunesima edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e d’America Latina, chiuso domenica 27 marzo a Milano, ha bissato e forse addirittura superato il “boom” di spettatori dello scorso anno. Il merito, probabilmente, è anche degli eventi internazionali che hanno posto l’Africa settentrionale al centro dell’attenzione mediatica nelle ultime settimane; un’eco delle tematiche di attualità si è fatta sentire anche al Festival, con la tavola rotonda “Mondo arabo: segnali di una rivoluzione contagiosa” che ha coinvolto registi e intellettuali del Maghreb, e con una serie di concerti e proiezioni a tema.

La rassegna milanese si è conclusa ancora una volta con il successo finale di un film asiatico: il premio per il miglior lungometraggio Finestre sul Mondo, con relativo assegno da 15.000 euro messo in palio da Eni, è andato infatti all’iraniano The Neighbor dell’esordiente Naghmeh Shirkhan. La giuria presieduta dal regista tunisino Nouri Bouzid ha apprezzato soprattutto il messaggio del film, storia di cinque generazioni di donne iraniane alle prese con l’immigrazione in Canada (la stessa regista vive da anni a New York). Il premio per il miglior film africano, attribuito da una seconda giuria presieduta dal critico Roberto Nepoti, se l’è aggiudicato invece State of Violence del sudafricano Khalo Matabane: altra opera prima che affronta ancora una volta, in forma cruda e violenta ma al tempo stesso profondamente introspettiva, il tema della riconciliazione in Sudafrica dopo la fine dell’apartheid e la creazione di una nuova élite al potere. L’apprezzato Un homme qui crie di Mahamat Saleh-Haroun (Ciad), a lungo in corso anche per il riconoscimento più importante, si è dovuto alla fine accontentare di una menzione speciale. Le preferenze del pubblico, questa volta, divergono da quelle delle giurie: il voto “popolare” ha premiato infatti Son of Babylon di Mohamed Al-Daradji, un originale film on the road che racconta il viaggio di due donne irachene a Nassirya pochi giorni dopo la caduta di Saddam Hussein. Il premio per il miglior documentario va invece a Koukan Kourcia ou le cri de la tourterelle, l’originale racconto di Sani Elhadji Magori sulla magia e la seduzione di un’anziana cantante popolare che prova a convincere i nigerini emigrati all’estero (tra cui il padre del regista) a tornare al paese d’origine. Tra i cortometraggi africani trionfa infine Tinye So del maliano Daouda Coulibaly, ma una menzione speciale tocca anche al tunisino Tabou sul delicato tema delle molestie sessuali. Altri riconoscimenti minori al cortometraggio Lezare di Zelalem Woldemariam (Etiopia), una parabola morale sulla povertà e lo spreco delle risorse ambientali, che si aggiudica il premio CEM-Mondialità, a Garagouz di Abdenour Zahzah, storia di un burattinaio algerino che si è aggiudicata il premio SIGNIS e il premio CINIT-CIEMME, e all’originale Abandon de poste del belga-marocchino Mohamed Bouhari, vincitore del premio ISMU (Iniziativa e Studi sulla Multiculturalità).

Al di fuori dei premi ufficiali, da segnalare il grande successo di pubblico riscosso dalla sezione speciale dedicata alla commedia, E tutti ridono…, impreziosita dall’ultimo lungometraggio di Zhang Yimou A Woman, a Gun and a Noodle Shop che ha inaugurato il Festival. I film della sezione, selezionati in collaborazione con Gino e Michele, sono stati presentati di volta in volta da alcuni comici di Zelig; tra i titoli più interessanti il pakistano Tere Bin Laden, il panamense Chance e Une femme pas come les autres dal Burkina Faso. Molto frequentati anche gli appuntamenti collaterali, dalla mostra Africa Comics agli aperitivi a tema, fino all’omaggio all’artista sudafricano William Kentridge alla Triennale di Milano. Sostanzioso, come ogni anno, il dopofestival, che prevede una serie di proiezioni a Bergamo e Ancona, in collaborazione con il Bergamo Film Meeting e il Circolo Africa; tra maggio e dicembre, inoltre, il progetto Travelling Africa realizzato con la FOCSIV di Roma e le ONG federate permetterà ai film del festival di viaggiare in molte altre città italiane.

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