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Un calcio in fronte

Un calcio in fronte

Se c’è un film che ho amato visceralmente nel corso del 2010, è stato Kick-Ass. Parlo di 2010 perché il film è uscito in tutto il mondo, dagli Usa all’Islanda, dalla Svizzera alle Filippine, nell’aprile dello scorso anno. Arriva però in Italia con dodici mesi esatti di ritardo, per timori preventivi di censure che poi non sono mai realmente arrivate. Ma andiamo alle ragioni del mio apprezzamento per questo film. Innanzitutto, ha una struttura decisamente complessa. Parte come un teen movie, con la storia di un ragazzo che vorrebbe conquistare la bella di turno, ma sul canovaccio classico del genere impianta una buona dose di riferimenti tipici della cultura geek. Quindi ribalta il tutto inserendo i supereroi e infine chiude il pacchetto con una dose di iperviolenza che farebbe impallidire anche Quentin Tarantino.

La grande qualità di Kick-Ass, da questo punto di vista, è quella di essere riuscito a mescolare tanti linguaggi diversi in un unico stile narrativo, che travolge lo spettatore durante le due ore del film. Se si pensa che il tutto è costato ventotto milioni di dollari, cioè enormemente meno di un tipico film del genere, si può davvero gridare al piccolo miracolo. È vero, i puristi del fumetto di Mark Millar, già turbati da quanto fatto a Wanted (Timur Bekmambetov, 2008), potrebbero storcere il naso per il buonismo di alcune scelte narrative o per certi cambiamenti nei personaggi, soprattutto in quello di Big-Daddy. Ma in realtà il film funziona perfettamente così, riuscendo a trovare un ottimo equilibrio tra comico e tragico. Si ride tanto, è vero, ma pur in mezzo al continuo turpiloquio non si può non commuoversi davanti alle scene più drammatiche. Perfino alcuni elementi estetici che in altri film erano stati aspramente criticati, in questo contesto funzionano a meraviglia, come il flashback a fumetti (disegnato dallo stesso John Romita jr., l’autore dei disegni del comic) o la sequenza da videogame in soggettiva.

Una parola sugli attori: se Nicholas Cage con la sua faccia da pesce lesso riesce ad essere sorprendentemente credibile nella parte di terribile vendicatore e Mark Strong è perfetto come boss del crimine locale, la vera rivelazione è la piccola Chloe Moretz. L’avevamo scoperta nel delizioso (500) giorni insieme (Marc Webb, 2009) e la rivedremo presto come protagonista nell’ottimo remake americano di Lasciami entrare (Let Me In, Matt Reeves, 2010). Ma è nel ruolo di Hit-Girl che si scatena la sua presenza scenica. Stupisce davvero pensare al suo anno di nascita: il 1997. Azzeccate anche le scelte sulla colonna sonora: dai Prodigy a Ennio Morricone, ogni scelta è perfettamente in linea con il tono del film. Vogliamo proprio trovare un difetto? Forse il fatto che per il seguito, Kick-Ass 2: Balls to the Wall, dovremo aspettare almeno altri diciotto mesi.

Curiosità
Il regista Matthew Vaughn aveva inizialmente proposto il progetto del film a diversi studios hollywoodiani. Dopo aver ricevuto solo una raffica di bocciature, è riuscito a produrlo in maniera indipendente, per poi rivenderlo proprio agli Universal Studios per il doppio del prezzo che aveva inizialmente chiesto.

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