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cultura dell'immagine e della parola

Intervista a
Ivana Smudja

Ivana Smudja è una ragazza di 24 anni di origine serba, di Novi Sad. Nel ’94 si è traferita in Italia con i genitori, a Lucca, dove ha frequentato il liceo artistico. Ha studiato poi a Milano presso lo IED, indirizzo audiovisivi. Nel 2011 è lei la regista del videoclip dei Verdena Razzi Arpia Inferno e Fiamme. Ho incontrato lei e Davide Ferazza, producer. Si sa, la curiosità è femmina.

Allo Ied ho iniziato a smanettare con le camere, i programmi e ho preso un po’ il via. Poi capitano delle cose, vedi che ti piace, ti chiamano altri a farle. Ho fatto lo stage al Teatro Piccolo di Milano dove ho conosciuto Davide Ferazza, ma lavoravo già con Elisa Ghiretti, la nostra direttrice di produzione. Insieme abbiamo deciso di provare a fare qualcosa di sperimentale, da privati, ragionando in base a quello che ci piace fare, senza pensare troppo al mercato.

Sembra quasi che dal nulla abbiate fatto questo video per i Verdena, come se foste improvvisamente venuti alla luce.

Non è stato semplice, comunque c’è stato del lavoro prima. Io avevo fatto un corto con Roberta dei Verdena, Berlikete, che è stato presentato fuori concorso a Cortopotere del 2009; poi lo abbiamo proiettatto a un festival di musica indiependente a Bologna che si chiama Anti Mtv Day e li lo hanno musicato i Putiferio, un gruppo di Padova che fa post sperimentale: ci hanno improvvisato sopra. Per il resto ho distribuito io delle copie serigrafate a mano in numero limitato. A Roberta l’esperienza è piaciuta, quindi penso avessimo già instaurato un bel rapporto. Abbiamo fatto tre giorni sul set più un mese di lavorazione, alla fine del qualche le ho detto palesemente che mi sarebbe piaciuto fare un video con loro, ma per me, anche per mettermi alla prova. Poi in effetti mi hanno richiamato. Quello che è venuto dopo… i fan hanno visto tante cose in questo video, e ora leggere i loro commenti per me è un po’ curioso!

Sì, nel video ci ho visto tante cose anch’io, un po’ avendo visto il corto mi rendevo conto che trasformavi gli esseri umani in altre cose, toglievi l’umanità antropomorfa per regalargli un’altra vita, di oggetti-esseri naturali differenti. Invece col testo ho avuto delle serie difficoltà, che rimangono anche ora.

DAVIDE: Infatti su facebook hanno creato un gruppo sulle parole incomprensibili dei Verdena, visto che nella canzone a un certo punto c’è una cosa tipo “ciglierò”, che in realtà è “mi acciglierò”… [http://www.facebook.com/pages/Ciglier%C3%B2-Le-parole-inesistenti-dei-Verdena/176949755659256]
IVANA: Sì, ma a me piace questa cosa, che loro se ne sbattono dei testi, scrivono delle cose ricche di melodia… come io me ne sbatto delle persone e le uso come degli “oggetti”.

Come per i gruppi anche per un regista è così: una volta che il video va fuori diventa patrimonio degli altri.

IVANA: Ha una vita propria che non puoi controllare. A molti stai sulle palle perchè ci vedono la roba indie, ma in realtà la cosa è nata dal niente. E infatti ha significato non dormire, non mangiare, stare lì con l’ansia… abbiamo dormito 3, 4 ore a notte, soprattutto l’altra ragazza che ha fatto la produzione e l’aiuto regia, Elisa. Alla fine eravamo solo in quattro a fare tutto, io, Davide, Elisa e Mattia Campo, il direttore della fotografia, oltre che il supertecnico inventore di aggeggi e lampade di ogni tipo da fissare sulla camera!
DAVIDE: Io e Ivana siamo andati a sistemare i fondali dal falegname il giorno prima di girare perchè abbiamo avuto dei problemi. I pannelli dovevano essere “un tappeto di dita”, invece erano più radi.
IVANA: Il falegname che ci ha visti arrivare lì, a pretendere le cose tutte e subito mi ha dato in mano il trapano dicendomi di farlo da sola. Io non l’avevo mai fatto, ma perchè non provare?! Alla fine mi ha detto che ero brava a scartavetrare e che se volevo potevo andare a lavorare da lui per un po’ di gavetta. Gli ho detto che mi piacerebbe molto, se non dovessi riuscire nei miei progetti. Visti i tempi si potrebbe fare la mattina in falegnameria e la sera a girare cose. È la base di tutto, saper gestire il materiale, io sto imparando adesso, ma avere un rapporto con le cose che tocchi è fondamentale se vuoi fare un lavoro visivo.

Come hai avuto l’idea del video?

Con i Verdena il lavoro è venuto quasi naturale: ascoltando il nuovo disco ti fai una visione differente rispetto agli album precedenti. Con loro ci siamo confrontati, ma è venuto spontaneo fare una cosa con quel tono, più acceso rispetto a prima. È stato un ragionamento per colori: inizi lì e poi cominci a disegnare, a fare le sagome….

Quindi tutto è partito da uno storyboard che hai disegnato?
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Be’ sì, anche se ultimamente ne sto facendo pochi perchè non ho molto tempo. A volte se disegno uno storyboard mi faccio delle pippe mie e poi ci rimango male quando capisco che non si può fare. Quindi ho pensato per i prossimi lavori di ridurre un po’ le aspettative anche per permettere di lavorare serenamente con dei budget che di sicuro non sono alti. Comunque partire da uno storyboard è fondamentale, anche se non ti devi legare troppo, perchè è fatto apposta per darti una base di partenza alla quale aggiungi e togli. Deve essere concettuale e grafico, per gli altri soprattutto: guardando i disegni sul set non si può non comprendere l’inquadratura.

Vai alla seconda parte dell’intervista

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