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Berlusconi è per sempre

Berlusconi è per sempre

Altro che film anti-berlusconiano. Proprio come da sottotitolo (“autobiografia non autorizzata”), Silvio Forever appare lontano anni luce dai titoli più “militanti” di questi ultimi anni – su tutti Draquila (2010) di Sabina Guzzanti – e preferisce, in modo più sottile riconsegnare allo spettatore l’unicum berlusconiano in tutto la sua totalità. E a farlo non può essere che Berlusconi stesso. I titoli di coda già ci suggeriscono cosa ci aspetta: Berlusconi non è oggetto del film, ma è il film. Sua la parte principale, suoi i dialoghi, sue le parole (estrapolate da libri e interviste), sua perfino la voce narrante, recitata da Neri Marcorè che imita quella del Premier. E non può che essere così. Chi si aspettava un documentario di inchiesta, un Sandro Ruotolo sulle tracce di qualche “escort” o un monologo di Travaglio (che pure appare qua e là) sulle ricchezze nascoste di Silvio B. rimarrà deluso. Il film di Faenza non indigna né scandalizza, piuttosto “alleggerisce”: ed è proprio questo sguardo giocoso e disincantato sul fenomeno Berlusconi il suo punto di forza.

Lo è innanzitutto per lo straordinario lavoro di ricerca negli archivi video di tutto il paese. Dopo aver letto la sceneggiatura di Antonio Stella e Sergio Rizzo, i registi Faenza e Macelloni hanno abilmente sguinzagliato ricercatori internazionali (inglesi, spagnoli, tedeschi) per recuperare un patrimonio di immagini di repertorio formidabili, alcune delle quali assolutamente esclusive (dall’intervista a mamma Berlusconi all’intervento di Don Verzè) ricostruendo non facilmente 75 anni di vita berlusconiana e 16 anni di berlusconismo “politico” che arriva fino al recente Ruby-gate. Un pittoresco collage di pubblico e privato, dagli esordi dell’imprenditore-bambino fino alla discesa in campo, passando per le conquiste di Berlusconi sul mercato immobiliare (Milano 2), nell’etere (Fininvest) e tra i campi da calcio (Milan). L’altro punto di forza è proprio l’approccio distaccato. Faenza con questo film si allontana visibilmente dal suo Forza Italia! (1978), un blob spietato sul potere democristiano e su una classe politica al limite della dissoluzione politica e morale. Silvio Forever è sempre un blob, ma è più intrigante, volutamente farsesco, più vicino ad essere un riflesso dell’Italia berlusconiana che di Silvio Berlusconi. Non a caso nel pressbook si legge che «Gli apocalittici dell’anti-berlusconismo finiscono per imbalsamare il Cavaliere nel suo ruolo [...] È un’altra cosa. Più complessa. Più anomala. Più contraddittoria. Più spiazzante».

Faenza vuole insomma spogliare Berlusconi dal berlusconismo e in qualche modo anche dall’antiberlusconismo, uscendo dalle facili contrapposizioni ed entrando a testa bassa nelle contraddizioni di un paese e del suo cittadino medio: da quello un po’ sognante e malizioso che guardava Drive In a quello più agghiacciante che fa il saluto romano dopo la vittoria del ’94. Un’operazione che a Faenza, in modo affatto retorico, riesce perfettamente: la satira (o meglio, l’auto-satira) è tanto divertente quanto amara, nemmeno più consolatoria. Certo, alla fine sorridiamo, ma ci accorgiamo che non lo facciamo più per l’ennesima gaffe del personaggio politico, quanto piuttosto per la grottesca ed istrionesca antropologia di un uomo amato (e votato) da milioni di italiani, più volte, senza rimpianti. Un fantasma dunque che si aggira per l’Italia e va al là di Berlusconi stesso, onnipresente tanto ieri quanto probabilmente lo sarà in futuro. Forse, “per sempre”.

Curiosità
Fino all’ultimo momento un’azione legale da parte di una ex giornalista della Rai ha rischiato di impedire la circolazione nei cinema di Silvio Forever. Lo spezzone incriminato è quello dell’intervista a Rosa Bossi, la mamma di Berlusconi, di cui gli autori del film non avrebbero detenuto i diritti. Ma la Lucky Red, affidando il mandato ai propri legali, ha deciso di distribuire ugualmente il film nelle sale.

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