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Visionario e coraggioso

Visionario e coraggioso

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Dopo un breve incipit, Enter the Void è un viaggio nella mente di Oscar, attraverso il quale si ripercorrerà l’intera sua pur breve esistenza. Con accavallamenti di contesti dovuti ai flashback, volutamente non ordinati temporalmente, si ricomporrà il puzzle. Con questo viaggio, Gaspar Noé sviscera la reincarnazione in tutte le sue fasi. La prima è la cosiddetta visione della propria vita, proprio come se fosse un film. La seconda è l’esperienza extracorporea, che si vive come entità non fisica: nel film questa sensazione di vita che “galleggia” sul proprio corpo e su tutto l’ambiente è costantemente ricreata attraverso l’uso del flashback. La terza e ultima, che occupa il lungo finale, è il trionfo dell’amore e del sesso, che permette di nuovo alla vita di Oscar di riacquistare fisicità. Tutto ciò viene mostrato con dovizia di dettagli fisici, tra luci eteree e ambientazioni tra il noir e il documentaristico.

Quello che però più colpisce del film è sicuramente l’allucinata modalità espositiva. La macchina da presa è una costante presenza mistica e sfrutta continuamente movimenti curvilinei in tutte le direzioni, spesso con lunghi piani sequenza. Nella prima parte corrisponde agli stessi occhi di Oscar, poi diventa un visore esterno che gli permette di muoversi senza limiti di spazio-tempo. Insomma, la macchina da presa è lui stesso, prima fisicamente poi come entità latente. Anche la fotografia è psichedelica, e i suoni risultano ovattati e con eco paragonabili a quelli di un sogno. Il film è un intero viaggio, lunghissimo (155′), nel mistico, senza soluzione di continuità tra il breve momento di Oscar in vita e tutto quanto illustrato successivamente alla sua morte. La condizione mentale causata dai potenti allucinogeni è quasi indistinguibile dalla realtà, e anche lo nello stato di morte di Oscar, la sua condizione vitale prosegue tale e quale, proprio come quanto le teorie buddiste del Karma propongono: da morto diventa semplicemente spettatore, acquistando consapevolezza dell’essere e dell’essere stato, della quale nulla rimarrà nella memoria al momento della rinascita.

Enter the Void ha un effetto ipnotico quasi sconvolgente per lo spettatore. Fantastico e fantascientifico, interamente concentrato sull’estetica, è basato su una sceneggiatura che finisce per perdersi qualche pezzo qua e là: alcune sequenzialità della storia non sono del tutto chiare, ma ciò non conta più di tanto. Il film non si pone lo scopo di raccontare qualcosa, ma di ricercare i momenti chiave che hanno inciso nella vita di Oscar e, soprattutto, le cause (il karma) che l’hanno determinata e formata.

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